Senigallia e le sue Valli
1 Aprile 2022 L’enorme strato di ghiaia trasportato dal fiume Cesano dopo lo scioglimento dei ghiacci, Foresta fossile a Monte Porzio

MONTE PORZIO DALLA FORESTA FOSSILE ALLA CHIESA PARROCCHIALE

la Voce Misena

6 novembre 2014

due passi in collina

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Una breve passeggiata in riva al fiume Cesano, facendo un salto nel tempo di 50 mila anni, per poi proseguire in un percorso che racchiude storie e palazzi di pregio.

Cartello esplicativo della foresta fossile nel Parco della Vita a Monte Porzio 1

Da Senigallia percorrendo la Pergolese superato Catelvecchio, proprio sotto il colle di Monte Porzio, sulla sinistra inizia una bella strada, affiancata da stupende querce, che costeggia il piccolo affluente del Cesano, il Fosso del Ponte. All’imbocco, due segnali turistici indicano: Parco della vita e Foresta Fossile. Alla fine della strada una sbarra indica l’inizio del parco dove possibile vedere un tronco pietrificato che faceva parte della grande foresta di Pino Silvestre, che 50.000 anni fa ricopriva la Valle del Cesano.

Cartello esplicativo della foresta fossile nel Parco della Vita a Monte Porzio 2

Durante l’ultima era glaciale, (il glaciale di Würm) che ha inizio 75 mila anni fa il clima era molto rigido rispetto ad oggi, il massiccio del Catria era per buona parte ricoperto da ghiaccio e lungo il corso del fiume era presente un’estesa foresta di conifere, una situazione molto simile a quella che possiamo trovare oggi in alcune valli Alpine. Tutt’intorno l’uomo di Neanderthal condivideva il suo habitat con il bue muschiato, cervi giganti, mammut, bisonti, rinoceronti lanosi, e orsi delle caverne.

Cartello esplicativo della foresta fossile nel Parco della Vita a Monte Porzio 3

Due tronchi di pino silvestre vissuti rispettivamente 46 mila e 60 mila anni fa furono ritrovati in località Monte Porzio, conservatisi attraverso i detriti sabbiosi e ghiaiosi trasportati dalle acque del fiume da cui sono stati sommersi in antichità.

Fiume Cesano nei pressi della Foresta fossile a Monte Porzio

Ed è proprio in quest’ultimo sito che è stato allestito da qualche anno il PARCO DELLA VITA, dove si possono consultare alcuni pannelli illustrativi attraverso i quali è possibile ripercorrere tutte le tappe della storia della antica foresta ora pietrificata. Il paesaggio circostante e lo scorcio del fiume, con l’enorme strato di ghiaia trasportato dal fiume dopo lo scioglimento dei ghiacci, sono indimenticabili.

Tronco fossile

Il centro storico di Monte Porzio si può raggiungere tornando indietro e superando la provinciale. Il centro è formato da un gruppo di bei palazzi racchiusi sulla cima del colle. Vi si arriva attraverso via Mazzini passando sopra il Monumento ai Caduti. In piazza Giuseppe Garibaldi, sulla sinistra si trova Palazzo Terni, edificato sulle fondamenta di un edificio più vecchio, che aveva caratteristiche difensive.

Sulla destra si trova Palazzo Chiocci-Ginevri con la porta centrale sormontata da uno stemma in arenaria dei Montevecchio; all’interno presenta varie stanze decorate che denotano lo splendore del passato.

Chiude la piazza l’ex municipio con a fianco la chiesa di S. Maria Assunta e il palazzo Flaiani-Palestini. Il complesso iniziò ad esistere con l’arrivo dei Conti Montevecchio, che ne diedero l’impostazione, molto simile a quella attuale.

I Montevecchio iniziarono la costruzione del borgo intorno ai primi del ‘400, quando si stabilirono definitivamente a Monte Porzio. I palazzi furono successivamente ricostruiti attorno alla metà del 1700.

Fra Palazzo Palestini e Palazzo Terni vi è la chiesuola, dedicata a Maria Vergine Assunta. Si tratta dell’ex-cappella dei Conti Montevecchio. Il disegno semplice della facciata è impreziosito soltanto dalle due esigue lesene terminali e da un ampio portone a due ante. Il campanile è una piccola costruzione di muratura in stile romanico, con apertura bifora ad arco a tutto sesto, con due campane.

L’interno della chiesa, a navata unica, è dominato dal solenne altare dell’Assunta. Sopra la porta l’ingresso, si trova la cantoria in legno, su cui è sistemato l’organo. L’altare maggiore contiene il bel dipinto dell’Assunzione della Vergine, firmato da Andrea Sacchi (Roma 1599 – 1661). Questo dipinto esprime la visione estatica della Vergine che già contempla la gloria paradisiaca che l’attende.

All’interno della chiesuola si trova un dipinto, di autore anonimo, dal tema piuttosto raro: l’Immacolata Concezione e l’Albero del Bene e del Male. Si tratta di un’allegoria del peccato originale. Il piede dell’Immacolata schiaccia il capo del serpente biblico, che è al centro della scena. L’albero del bene e del male, schiantato e con i rami troncati, divide il cielo dalla terra. In basso Adamo ed Eva, incatenati al tronco fatale, sono al di sopra di una schiera di figure della progenie: tra esse si notano Abramo con il coltello abbandonato per il sacrificio di Isacco, Mosè con i due raggi in fronte come scendesse dal Sinai, David incoronato con l’arpa salmodica, Aronne con l’Efode, Giosuè con il cimiero in capo, ed altri personaggi, forse Giudici o Profeti.

Sulle pareti laterali vi sono due grandi tele che raffigurano la Natività e lo Sposalizio della Vergine. Sono copie parziali di due riquadri della predella del celebre dipinto del Perugino: “Madonna in trono e Santi” nella chiesa di S. Maria Nuova di Fano, simile all’altra tavola del Perugino, che si trova nella chiesa delle Grazie di Senigallia. Le vetrate colorate sono del 1930 dono di Gaetano Ginevri Latoni.

La chiesuola dell’assunta appartiene alla parrocchia di San Michele Arcangelo, la cui chiesa si trova in piazza della Pace, 4. Nacque come una pievania nel 1200, era ad unica navata. Divenne a due navate con l’ingrandimento operato nel 1591, mentre nel 1896 il pievano Cesari aggiunse la navata di sinistra e modificò la chiesa nella forma attuale, alzandola di 4metri, con il soffitto e pavimento nuovi, e curandone la simmetria con tre altari per ogni navata laterale.

L’altare della Madonna Addolorata, sostituì quello dedicato alla Madonna del Carmine. La nuova chiesa fu progettata da Leopoldo Sbrozzi di Orciano. Dopo il terremoto del 1930, fu completata la facciata dove fu collocata la statua della Madonna delle Grazie, opera veneziana del 1708. Il campanile è del 1888.

L’organo, opera di Luigi Giudici di Pesaro, venne inaugurato il 7 ottobre 1900, alla presenza del vescovo Boschi e dei maestri senigalliesi, Quinto Frediani e Italo Galaverni. Il primo organista ne fu Emilio Polverari.

La bella tela all’altar maggiore con raffigurato San Michele Arcangelo, appartiene alla cultura figurativa marchigiana del sec. XVI partecipe di suggestioni classiciste e raffaellesche. Gli altari sono modellati da raffinate testine d’angeli in rilievo ed elaborati motivi vegetali, due interessanti paliotti cinquecenteschi sono realizzati dai famosi scalpellini di S. Ippolito in pietra, che in origine era dipinta.

La chiesa di San Michele Arcangelo va sotto il nome anche di “Santuario del Crocifisso” per la taumaturgica Immagine venerata dai tempi antichissimi, che richiama molti devoti dai luoghi vicini della diocesi e fuori.

pagina a cura di Mario Maria Molinari

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