Senigallia e le sue Valli
1 Aprile 2022

SENIGALLIA/4 ROCCA ROVERESCA

la voce misena
18 Febbraio 2016
25 Febbraio 2016
due passi in città

Più di un Castello

ITINERARI

IL Castello come appare oggi è il prodotto di un processo evolutivo verificatosi attraverso i secoli

La Voce Misena propone uno dei monumenti simbolo di Senigallia: la Rocca Roveresca. La vediamo oggi, come fu voluta da Giovanni Della Rovere Signore della città dal 1474 al 1501. Fu progettata da Luciano Laurana, autore del Palazzo ducale di Urbino, e più tardi da Baccio Pontelli.

Il monumento risulta articolato in due rocche l’una inglobata dentro l’altra: il corpo centrale destinato a residenza signorile è circondato dalla costruzione destinata alla difesa militare.

Fulcro delle difese a mare, l’attuale edificio è il risultato della sovrapposizione di strutture difensive succedutesi nei secoli.

Rocca Roveresca di Senigallia lato mare
Rocca Roveresca di Senigallia lato mare

Fin dalla colonizzazione romana avvenuta indicativamente nel 290 a.C. I coloni romani sentirono l’esigenza di fortificare Senigallia, e data la conformazione del luogo decisero di proteggere la città da eventuali pericoli provenienti dal mare, difatti edificarono una torre fortificata tra la città e il mare.

La torre sorgeva in un luogo particolarmente protetto tra il fiume Misa e il torrente Penna, oggi interrato.

La prima costruzione comprendeva un’unica torre a base quadrata costituita da blocchi d’arenaria e tufo, la quale successivamente venne inglobata da un’ulteriore torre medievale, costituita da pietra calcarea spugnosa, lavorata in grossi blocchi rettangolari bugnati, alcuni dei quali ora corrosi, ma in complesso molto ben conservati, in quanto anche quest’ultima è inglobata nelle successive ristrutturazioni che l’hanno protetta dall’azione erosiva degli agenti atmosferici.

Base della torre inglobata nella Rocca Roveresca di Senigallia
Base della torre inglobata nella Rocca Roveresca di Senigallia

Nel 1350 in seguito al cambiamento della residenza papale da Avignone a Roma, il cardinale spagnolo Albornoz venne incaricato di consolidare il potere pontificio nell’Italia centrale, allora Stato della Chiesa, edificando numerose fortezze fra le quali la rocchetta di Senigallia.

Quando la famiglia Malatesta nel 1379 acquisisce i territori di Senigallia riprendono i lavori alla rocca già cominciati dall’Albornoz.

La sua struttura attuale è dovuta alla volontà di Giovanni Della Rovere che divenne il genero di Federico da Montefeltro, Duca di Urbino che mise a disposizione i migliori architetti del tempo.

Luciano Laurana progetta e segue i lavori di costruzione del ponte levatoio che collega la rocca alla piazza antistante. Lo stesso progetta e realizza l’appartamento ducale all’interno della fortificazione ottenuta anche mozzando la torre malatestiana. Questo, venne ultimato nel 1479, fatto testimoniato dall’apposizione degli stemmi, lavoro di rifinitura.

Dopo la morte di Laurana, viene chiamato Baccio Pontelli, a cui si devono i quattro torrioni che circondano il corpo centrale rendendo la rocca unica nel suo genere. La splendida  realizzazione avvenne in soli due anni, in quanto la minaccia “del turco” si faceva sempre più reale.

Emblema di Giovanni Della Rovere all'interno della Rocca Roveresca
Emblema di Giovanni Della Rovere all’interno della Rocca Roveresca

All’interno e all’esterno della fortificazione, nelle troniere, nelle architravi, negli stipiti, son ripetuti in continuazione i motti “Io dux – Io pre ”, che stavano ad indicare “Giovanni Duca di Sora – Giovanni Prefetto di Roma”.

Emblema Io Pre di Giovanni Della Rovere all'interno della Rocca Roveresca
Emblema Io Pre di Giovanni Della Rovere all’interno della Rocca Roveresca

Come tutte le fortezze rinascimentali, può sembrare, vista dall’esterno, una struttura semplice e regolare. La sua complessità prende forma al suo interno, dove la dislocazione degli spazi risulta labirintica.

L’apparente irregolarità degli spazi interni e dei percorsi è una realtà voluta e cercata dallo stesso Pontelli, con lo scopo di creare un senso di disorientamento per eventuali assalitori.

Il monumento risulta dunque articolato in due rocche, l’una inglobata dentro all’altra: il corpo centrale, destinato a residenza signorile, è circondato dalla costruzione destinata alla difesa militare. Questo è ciò che contraddistingue la rocca senigalliese, unica nel suo genere.

Il cortile consente una lettura delle quattro fasi principali vissute dalla Rocca:
la prima del III secolo a.C.;
la seconda del XIV secolo;
la terza della metà del XV secolo,
la quarta degli anni Ottanta del XV secolo.

Tra queste la ristrutturazione rinascimentale predomina sulle altre. Il cortile è funzionalmente elemento di raccordo tra l’ingresso dall’esterno, dal quale si accede attraverso il ponte levatoio, la parte residenziale e quella militare. Appare tipicamente quattrocentesco poiché fu ristrutturato in epoca roveresca per adempiere al duplice uso di cortile di casermaggio e di cortile di residenza con un pozzetto decentrato tipico del rinascimento, tuttavia esso conserva notevolissimi resti delle costruzioni precedenti.

Cisterna dell'acqua nel cortile delle Rocca Roveresca di Senigallia
Cisterna dell’acqua nel cortile delle Rocca Roveresca di Senigallia

Originariamente era anche presente un passaggio che collegava il cortile con il livello sottostante, garantendo una maggior comunicazione e aerazione. Di fronte all’ingresso principale della Rocca Roveresca, possiamo vedere un muro della torre su cui si leggono tutte le vicende architettoniche della rocca: dalla base romana, alla prosecuzione della Rocchetta trecentesca, dovuta all’opera del cardinal Albornoz intorno al 1350, alla prima rocca quattrocentesca, fatta costruire un secolo dopo da Sigismondo Pandolfo Malatesta, ai segni dell’età roveresca, che consistono nel taglio in alto del maschio presente nelle precedenti costruzioni, in seguito alle nuove esigenze dovute all’introduzione dell’artiglieria.

Questa parte della Rocca, frutto di molti cambiamenti succedutesi nel tempo, indica chiaramente che la zona su cui essa sorge è sempre stata considerata punto strategico della città per la costruzione di una fortificazione che costituisse il fulcro delle opere di difesa.

Il muro con le arcate che si vede sul lato destro del cortile fa parte della cortina trecentesca, anche se esse furono rafforzate quando si rese necessario l’ampliamento della sezione del muro difensivo per creare piani di spostamento per l’artiglieria, in muratura, che sostituirono i camminamenti di legno.

La cisterna della raccolta delle acque è posta accanto al pozzetto quattrocentesco risale al XIV secolo. E’ circolare con un andamento verticale leggermente a pigna. La sua collocazione di particolare bellezza e funzionalità ci permette di affermare che nei secoli l’attuale cortile fu sempre destinato a spazio libero, più o meno ampio, circondato da mura difensive.

Analoga cosa si può dire per l’ingresso: esso in tutte le costruzioni ha mantenuto la stessa posizione, come dimostra l’andamento delle mura difensive delle rocche precedenti. Ai vertici della struttura principale si sviluppano quattro torrioni.

Ingresso della Rocca Roveresca di Senigallia visto dall'interno del cortile
Ingresso della Rocca Roveresca di Senigallia visto dall’interno del cortile

Attraverso il vetro della struttura posta a difesa dell’opera di restauro, si possono vedere i merli della prima rocca quattrocentesca e le strutture architettoniche che consentivano la mobilità del ponte levatoio.

Fu Baccio Pontelli che circondò la parte residenziale con la vera e propria struttura difensiva, di forma quadrilatera ai cui angoli sono posti quattro massicci torrioni circolari, collegati fra loro e con il corpo centrale, da un organico sistema di comunicazione, verticale e orizzontale.

Per quanto riguarda la struttura interna, la zona residenziale si sviluppa su tre livelli, serviti da una scala a due rampe, con accesso dal cortile interno.

Il livello inferiore era adibito alla guarnigione e all’alloggiamento per gli ufficiali della milizia preposta alla difesa della rocca. In fondo al corridoio terminale di quest’appartamento è ancora possibile una rilettura delle fasi di costruzione e ristrutturazione della Rocca: quella trecentesca, malatestiana di cui si può intravedere lo sperone sotto la grata, e roveresca.

I locali superiori (tre saloni) erano riservati alla rappresentanza e alla residenza del Duca. La disposizione degli ambienti è estremamente semplice, dato lo spazio molto limitato in quanto questa era considerata una residenza per i momenti di emergenza.

Interno della zona residenziale della Rocca Roveresca di Senigallia
Interno della zona residenziale della Rocca Roveresca di Senigallia

Si possono notare in questa sala i capitelli finemente lavorati, e sulla destra rispetto all’ingresso, i due che raffigurano la sfinge non alata, emblema di Giovanni Della Rovere. Anche qui compaiono le scritte Io Dux – Io Pres che si riferiscono ai titoli maggiori che il Della Rovere ebbe: quello di Duca di Sora e quello di Prefetto di Roma.

Il matrimonio con Giovanna Da Montefeltro comportò l’acquisizione, nello stemma roveresco, del cosiddetto “quarto di parentela”, cioè delle bande azzurre e oro con l’aquiletta della casata montefeltresca.

Questi stemmi sono inseriti al centro delle volte dei soffitti di questo appartamento e, a seconda che vi compaiono o no lo stemma dei montefeltro è possibile risalire alla loro datazione. Infatti, prima del 1478, data del matrimonio, troviamo nell’arme roveresca due roveri, uno dei quali sarebbe stato sostituito dalle bande urbinati. Il motivo delle foglie di rovere e delle ghiande è presente sulle cornici delle porte e delle finestre.

Di particolare interesse è la cappellina di questo appartamento: essa è a pianta quadrilatera sormontata da una cupola. Notevole è la soluzione della smussatura degli angoli dei muri attraverso stucchi che conferisce alla cappellina un aspetto armonioso.

Cappellina della Rocca Roveresca di Senigallia
Cappellina della Rocca Roveresca di Senigallia

Il granaio era un locale di servizio della zona residenziale, caratterizzato soprattutto dalla presenza di un grosso serbatoio destinato probabilmente a contenere il grano necessario per i rifornimenti a coloro che risiedevano nella rocca particolarmente in caso di assedio.

Nei sotterranei sono ubicate, in un locale quadrangolare le celle per i detenuti. Queste anguste prigioni furono ricavate da luoghi probabilmente strutturati in origine per essere cannoniere. Sono vere e proprie celle di morte, come si può rilevare dalle piccole prese d’aria che consentivano, più che la sopravvivenza, una lenta agonia. Non è possibile precisare quando sia avvenuta la trasformazione delle cannoniere in celle, probabilmente quando la rocca fu adibita a carcere.

Sotterranei della Rocca Roveresca di Senigallia
Sotterranei della Rocca Roveresca di Senigallia

Dal percorso per accedere al piano superiore è visibile l’antica torre difensiva costruita con pietra calcarea spugnosa lavorata in grossi blocchi rettangolari bugnati, alcuni dei quali corrosi ma in complesso molto ben conservati, in quanto la torre fu inglobata nelle successive ristrutturazioni che l’hanno protetta dall’azione corrosiva degli agenti atmosferici.

Scala elicoidale Rocca Roveresca di Senigallia
Scala elicoidale Rocca Roveresca di Senigallia

Per collegare questi ambienti venne realizzata una bellissima scala a chiocciola. Tutta realizzata in pietra bianca d’Istria, essa è sicuramente un particolare di grande pregio della struttura sia dal punto di vista stilistico che da quello ingegneristico.

pagina a cura di Mario Maria Molinari

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