Senigallia e le sue Valli
1 Aprile 2022

SERRA DE’ CONTI/3 SULLE SPONDE DEL FIUME IL MISA, SAN FORTUNATO, LA QUERCIAGROSSA, LA FORNACE

La Voce Misena
23 ottobre 2014
due passi in collina

Serra de’ Conti Il Misa, San Fortunato, la Querciagrossa, la Fornace

ITINERARI
Nelle campagne di Serra de’ Conti si scoprono luoghi suggestivi che meritano una visita. La Voce Misena propone una gita in collina a zonzo per le campagne.

Il protagonista della nostra avventura è il Misa, che attraversa interamente il comune di Serra de’ Conti. La sua sorgente si trova nelle pendici dell’anticlinale arceviese nella zona di San Donnino, situato nel comune di Genga, e dopo 45 km termina il suo percorso a Senigallia sfociando nel Mare Adriatico. Lungo le sue sponde si possono trovare sentieri grazie ai quali è possibile osservare la sua flora e la sua fauna.

Un reperto archeologico davvero interessante è l’Impietrata di San Fortunato. Si tratta di un affascinante attraversamento di epoca romana, tuttora visibile e percorribile, sopratutto nei periodi di secca. Venendo da Senigallia e percorrendo la strada provinciale Arceviese, all’incrocio, che prendendo a destra porterebbe a Barbara, sulla sinistra si trova il Ristorante la Tana del Ghiro. Prendendo questa strada a sinistra dell’Arceviese, s’imbocca via Sant’Antonio, che poco dopo diventa via Spineto.

A circa un chilometro dall’imbocco, si incontra un trivio. A sinistra vi è una continuazione di via Spineto, a destra inizia via San Fortunato, mentre al centro prosegue una strada bianca, che dopo 300 metri porta al guado. Abbiate  cura di lasciare la macchina nei pressi del trivio, per evitare una scomoda retromarcia.

Impietrata di San Fortunato a Serra de’ Conti

Tornando sulla strada asfaltata, si può prendere via San Fortunato. Dopo un altro chilometro circa al civico 105 si trova la suggestiva Chiesa rurale di S. Fortunato. Il piccolo edificio sacro che fa parte della Parrocchia di S. Maria De’ Abbatissis, è un autentico gioiello del territorio serrano, un tempo punto di riferimento anche sotto il profilo aggregativo e sociale per la contrada omonima situata nella pianura del fiume, nei pressi della località in cui nell’alto medioevo sorgeva il castello di Donazzano, oggi scomparso.

L’antica chiesetta rurale, fondata nel XIII secolo e riadattata nella seconda metà del 1400, è stata in parte restaurata all’inizio degli anni Ottanta. La facciata esterna è arricchita da un portale d’ingresso sormontato da una decorazione in cotto a motivi fogliacei. L’altare dedicato a Maria Santissima delle Grazie è circondato da un ciclo di affreschi eseguiti nella seconda metà del XV secolo da Andrea di Bartolo, detto Andrea da Jesi il Vecchio, e probabilmente da Giovanni Antonio da Pesaro.

Interno della Chiesa rurale di San Fortunato a Serra de’ Conti

Continuando a girovagare per le campagne dirigendosi verso la località di Osteria di Serra de’ Conti ci si può fermare ad ammirare la Querciagrossa, uno splendido esemplare di roverella, tipico elemento arboreo delle campagne marchigiane, di natura secolare, alto 20 metri, con una circonferenza di 5 metri.

Querciagrossa a Serra de’ Conti

Proprio da Osteria comincia via della Fornace, dove al civico numero 7 si trova l’imponente Fornace Hoffman. E’ un importante esempio di archeologia industriale: una fornace del ‘800 dove venivano cotti i laterizi prodotti in questa zona ricca di ottima argilla e di abbondante acqua, grazie alla vicinanza del fiume Misa. Rimase in funzione dal 1884 al 1971. I proprietari privati, ne hanno curato una bellissima ristrutturazione, che ne fa potenzialmente un importante polo culturale delle Val li del Misa e del Nevola.

Fornace Hoffman Serra de’ Conti

Il Misa è un fiume appenninico a carattere prevalentemente torrentizio; ha la sua sorgente alle pendici sud-occidentali dell’anticlinale arceviese nella zona di San Donnino che si trova nel comune di Genga. Sfocia nel Mare Adriatico dopo aver attraversato parecchi comuni per 45 km dell’entroterra anconetano in direzione est: Arcevia, Serra de’ Conti, Ostra Vetere, Pianello e Casine di Ostra ed infine termina il suo percorso a Senigallia che si trova a circa 35 km da Arcevia.

Il fiume ha regime spiccatamente torrentizio con piene impetuose nelle stagioni piovose e magre accentuatissime in estate. La portata massima registrata è stata stimata intorno ai 700 m³/s ma recentemente tale valore è stato ampiamente superato in data 3 maggio 2014, durante il grave evento alluvionale che ha colpito la città di Senigallia. Lungo le sponde del Misa si possono trovare sentieri grazie ai quali è possibile osservare la sua flora e la sua fauna.

Il fiume con le sue acque dolci porta la vita all’ambiente che attraversa. Lungo i suoi argini cresce spontaneamente una vegetazione rigogliosa di pioppi, salici, giunchi, rovi, cespugli di ogni tipo ed erbe acquatiche. Lungo agli argini crescono canneti che ad intervalli di tempo prestabiliti il Comune pota per ripulire il fiume. Fauna Quando il fiume era più abbondante e l’acqua era meno inquinata, vi si potevano trovare molte anguille, che si nascondevano sotto le rocce, e anche molte più rane di adesso.

In cielo a volte si possono vedere degli aironi che si dirigono volando, verso il loro habitat, il Misa. Il suo nome latino era Sena perché attraversava la città romana di Sena Gallica, Senigallia.

A cavallo tra l’800 e il ‘900 lungo il corso del fiume si potevano trovare molti mulini ad acqua che servivano per macinare il grano ed il granoturco. Attualmente, è rimasto in funzione uno solo di questi mulini ed è ubicato nella frazione di Magnadorsa nel Comune di Arcevia. Questo continua a sfruttare l’energia idraulica del fiume e ad utilizzare le tradizionali macine in pietra.

pagina a cura di Mario Maria Molinari

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