Senigallia e le sue Valli
1 Aprile 2022 Monterado di Trecastelli

MONTERADO DI TRECASTELLI ANTICHE DIMORE E PENSATORI

la Voce Misena

17 luglio 2014

16 ottobre 2014

due passi in collina

ITINERARI

La chiesa, il castello, il bosco, il Piaggiolino di Ponterio a cavallo della Valcesano e più di un personaggio che ha fatto storia.

Cominciamo la nostra vista a Monterado partendo proprio dalla Chiesa di San Giacomo Maggiore che si trova in piazza Roma, la piazzetta dove confluiscono le vite e le vicende degli abitanti. La chiesa nacque come Pievania nel XIII secolo. La chiesa parrocchiale di San Giacomo Maggiore ha una singolare pianta esagonale terminata nel 1870. In una cappella laterale c’è l’immagine della Beata Vergine della Misericordia, che ritrae Maria che sorregge sulle ginocchia il Bambino in piedi benedicente i fedeli.

Chiesa di San Giacomo Maggiore a Monterado di Trecastelli

La volta a crociera presenta l’incoronazione della Vergine, circondata da angeli musicanti eseguita nel 1947 dal Prof. Pauri di Fano. Un artistico baldacchino-ciborio con Tabernacolo ligneo del 1900 è posto alla sinistra dell’altare. L’altare maggiore è abbellito con delle statuette di San Pietro e di San Paolo ed entro il sarcofago si conserva il corpo di S.Onorato. Notevole è la Resurrezione, una scultura donata dall’artista contemporaneo Leandro Memè per le celebrazioni dell’anno giubilare del 2000. L’opera, realizzata in legni di diverse essenze, lancia il messaggio della vittoria della vita sulla morte e del valore della speranza, più forte dei dolori che affliggono ogni persona. Sopra la scultura della Resurrezione è la statua di S. Paterniano. Il Battistero di legno, dipinto a forma di edicola, è collocato alla sinistra dell’atrio di ingresso, fronteggiato da un’altra nicchia con la statua di S. Antonio Abate. L’Altare, con eleganti colonne, è in pietra arenaria.

Monterado è dominata dal suo Castello che sorge sulle fondamenta di un’antica pieve dei monaci avellaniti e rappresenta il centro del paese. Nel 1500, tutti i beni passarono ai gesuiti del Collegio Germanico di Roma, che nel 1742 costruiscono il “Palazzo di Monterado“, facendolo progettare da Luigi Vanvitelli.

Accesso al Castello di Monterado

Per attuare il progetto furono demolite tutte le case dell’antico borgo, salvando solamente le mura malatestiane, ancora visibili. Con la soppressione dell’Ordine e il dominio napoleonico il castello passò in varie mani e nel 1806 entrò definitivamente nell’appannaggio di Eugenio di Beauharnais, vicerè d’Italia e protetto dallo zar, di cui aveva sposato la figlia che così mantenne la proprietà malgrado la sconfitta napoleonica.

Prospetto principale del Castello di Monterado

Nel 1824. il figlio Massimiliano lo trasformò in residenza principesca. Di particolare interesse la piccola chiesa interna. Ben conservati anche gli affreschi ottocenteschi di Corrado Corradi, commissionati dal principe Massimiliano di Beauharnais.

Interno del Castello di Monterado

Intorno al castello si stendono sette ettari di macchia mediterranea, un bosco di pini, querce secolari, allori e viburni, fatto piantare dal Conte Cerasi nel 1870, nel quale suggestivi sentieri ombreggiati invitano a godere della tranquillità del luogo e delle passeggiate nella natura viva.

Un suggestivo sentiero ombreggiato nel giardino del Castello di Monterado

Il giardino è il tipico giardino all’italiana, profumato dalle rose e dalle altre aiuole fiorite, è ombreggiato da giganteschi cedri del libano è percorso da una strada tra gli alberi e i prati.

Giardino nel Castello di Monterado

A metà ottocento Papa Pio IX, nato a Senigallia, ebbe la possibilità di riscattare la proprietà e si fece aiutare da nobili romani; dopo vari avvicendamenti nel 1859 il Palazzo di Monterado, con le sue tenute, viene venduto al banchiere del Vaticano, Antonio Cerasi, nominato Conte di Monterado, benefattore del paese.

Cappella all’interno del Castello di Monterado

Il nonno degli attuali proprietari, Alessandro Cinciari, con i figli Francesco e Corrado, prese in affitto i poderi verso la Bruciata, infine nel ‘34, la baronessa Lardinelli Incalzi gli vendette anche il castello che divenne la loro casa. Maria Lisa, Marisa, Cinciari, figlia di Francesco, ha sposato nel 1944 il noto politico e filosofo, Franco Rodano che così è diventato uno dei due grandi pensatori legati a Monterado.

Maria Lisa, Marisa, Cinciari apparsa in una recente intervista a la Repubblica

Franco Rodano nato Roma nel 1920 e morto a Monterado il 21 luglio 1983 è stato un politico, politologo e filosofo italiano. Fu tra i fondatori del Movimento dei Cattolici Comunisti nel 1943. Nella stagione del “Compromesso storico” proposto da Enrico Berlinguer e oggetto prima di attenzione, poi di cauta convergenza da parte di Aldo Moro, Rodano elabora i fondamenti teorici di una politica diretta a non ridurre l’incontro tra le grandi forze storiche del comunismo, del socialismo e del cattolicesimo democratico a una mera operazione di governo, ma a farne una strategia di lungo periodo di trasformazione della società.

Franco Rodano

A Monterado più o meno negli stessi anni è nato Enzo Paci, nel 1911. E’ stato un filosofo fra i più rappresentativi dell’Esistenzialismo in Italia. Fu allievo di Antonio Banfi. Incominciò la sua carriera insegnando storia della filosofia all’Università di Pavia e, a partire dall’anno accademico 1957/1958, filosofia teoretica all’Università Statale di Milano.

Enzo Paci e Pier Paolo Pasolini seduti al tavolo degli oratori durante una conferenza

All’inizio degli anni Cinquanta, creò la rivista Aut Aut, che diresse dal 1951, e nella quale sono testimoniati i suoi molti interessi letterari e culturali, morì a Milano il 21 luglio 1976. Tra i suoi allievi più famosi ricordiamo Giovanni Piana, Carlo Sini, Salvatore Veca, Pier Aldo Rovatti, Mario Vegetti.

aut aut, indici 1951-2000

Scendendo a valle verso il fiume Cesano si arriva a Ponte Rio che appartiene alla diocesi di Senigallia, ma è diviso in tre comuni e due provincie e vi si trova la Fattoria Barberini di Piaggiolino. Un primo nucleo della attuale azienda agricola è costituito da un Palazzo, costruito tra il 1686 e il 1689 ad opera del Collegio Ungarico Germanico che era da poco sorto a Roma.

Portone d’ingresso della fattoria Barberini di Piaggiolino a Ponte Rio

Nel 1810, l’intera proprietà fu espropriata con l’occupazione napoleonica per costituire un appannaggio a favore di Eugenio di Beauharnais, figlio della prima moglie di Napoleone. Nel 1847 per volere di Pio IX tutta l’azienda di Piaggiolino venne acquistata dal Principe Francesco Barberini e dalla consorte Vittoria Colonna con atto stipulato in Senigaglia presso il notaio Pomponi.

Portone interno della Fattoria Barberini di Piaggiolino a Ponte Rio

A tutt’oggi sia l’edificio seicentesco, sia l’azienda sono proprietà della famiglia Barberini. Al centro della corte si trova un pozzo con cisterna che serviva per abbeverare i cavalli, mentre ai lati della corte vi è un porticato ad archi. Negli anni Settanta del ‘900, la famiglia Barberini ha provveduto a impiantare nella zona a Sud/Est un giardino.

Pozzo con cisterna che serviva per abbeverare i cavalli nel Cortile della Fattoria Barberini di Piaggiolino a Ponte Rio

Oggi l’azienda agraria è condotta dal principe Urbano Barberini, cugino dell’altro Urbano Barberini, noto attore italiano; entrambi sono discendenti di Papa Urbano VIII. Marco Palumbo del giornale “Marche con stile” che ha avuto l’opportunità di essere accolto nell’appartamento del Principe è rimasto letteralmente sbalordito dai tanti preziosissimi cimeli di famiglia, molti dei quali recanti le api dei Barberini: stampe, mobili, quadri e persino un’alzata di camino opera del sommo Bernini.

Cortile della Fattoria Barberini di Piaggiolino a Ponte Rio

“Da qui – ricorda Palumbo – si apprezza il Castello di Monterado, nobile dirimpettaio, oggi dimora privata e struttura ricettiva di grande fascino.

Giardino nella Fattoria Barberini di Piaggiolino a Ponte Rio

Il Piagiolino è nella parrocchia della Beata Vergine Maria del SS. Rosario di Fatima che si trova in via Martin Luter King. La chiesa venne inaugurata nel novembre nel 1956, come la prima chiesa di Ponterio.

Chiesa parrocchiale della Beata Vergine Maria del SS. Rosario di Fatima a Ponte Rio

Di recente edificazione la facciata in mattoni è di notevole altezza ed è delimitata verticalmente da pilastri in cemento con andatura convergente verso l’alto. L’interno della chiesa è spoglio, ritmato dall’incedere dei setti portanti in cemento che terminano raccordandosi a sostegno del tetto. Il presbiterio è rialzato sulla navata da due gradini rivestiti in marmo.

pagina a cura di Mario Maria Molinari

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