L’Assemblea generale dell’ONU ha adottato il 18 settembre 2024 una risoluzione che chiede a Israele di porre fine alla presenza illegale nel Territorio palestinese occupato entro 12 mesi, in conformità con il parere emesso dalla Corte internazionale di giustizia (Cig) a luglio 2024 che ha dichiarato che la presenza prolungata di Israele nel Territorio palestinese occupato è illegale e che gli insediamenti devono essere rimossi il più rapidamente possibile.
La risoluzione proposta dallo Stato di Palestina (ITEM 5 A/ES-10/L.31/REV.1) ha ottenuto 124 voti a favore (tra questi 13 paesi UE: Spagna, Francia, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Portogallo, e Slovenia), 14 contrari (Israele, Stati Uniti, Ungheria, Repubblica Ceca, Argentina, Fiji, Malawi, Micronesia, Nauru, Palau, Papua Nuova Guinea, Paraguay, Tonga, Tuvalu) e 43 astensioni – inclusa quella dell’Italia. 12 nazioni non hanno preso parte al voto.
Israele per rispettare la risoluzione deve ritirare le sue forze armate dalla Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, annessa illegalmente, e dalla Striscia di Gaza, occupate dal 1967. Inoltre, Israele deve smantellare gli insediamenti israeliani nella Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e annullare la sua annessione illegale, sia dal punto di vista legale che pratico.
Il testo chiede inoltre agli Stati membri di «cessare l’importazione di qualsiasi prodotto proveniente dalle colonie israeliane», nonché «la fornitura o il trasferimento di armi, munizioni e attrezzature correlate a Israele».
La risoluzione, che mira a rendere esecutivo il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia, «esige che Israele ponga fine senza indugio alla sua presenza illegale nei Territori Palestinesi Occupati, che costituisce un atto illecito di carattere continuativo che comporta la sua responsabilità internazionale, e che lo faccia entro 12 mesi dall’adozione della presente risoluzione».
Inoltre si chiede che Israele «adempia senza indugio a tutti i suoi obblighi legali in base al diritto internazionale», compresi quelli stabiliti dalla Corte Internazionale di Giustizia, tra i quali il ritiro di tutte le forze militari dai Territori Palestinesi Occupati, incluse quelle aeree e marittime. Si chiede poi la fine di «pratiche illegali», con lo smantellamento dei vecchi insediamenti e lo stop alla costruzione di nuovi, l’abrogazione di tutte le leggi che conferiscono uno status diverso (e inferiore) ai palestinesi e che intendono modificare lo status quo dei luoghi sacri.
Si chiede quindi la restituzione delle terre sottratte e dei beni sottratti a partire dal 1967, la possibilità per tutti i palestinesi sfollati di far rientro nelle proprie terre e la riparazione dei danni creati dall’occupazione alle persone fisiche e giuridiche.
L’Assemblea intima poi Israele di «adempiere immediatamente agli obblighi di diritto internazionale indicati nelle rispettive ordinanze di misure provvisorie della Corte Internazionale di Giustizia nel caso relativo all’applicazione della Convenzione sulla Prevenzione e Punizione del Crimine di Genocidio (Sudafrica contro Israele) in relazione al diritto del popolo palestinese nella Striscia di Gaza di essere protetto da tutti gli atti che rientrano nell’ambito degli articoli II e III della Convenzione».
La risoluzione invita inoltre gli Stati a rispettare i loro obblighi in conformità con la legge internazionale, in particolare aiutando a promuovere il diritto all’autodeterminazione dei palestinesi, non riconoscere come legale e legittima l’occupazione israeliana della Palestina nè aiutarla in alcun modo, per esempio interrompendo l’importazione di prodotti provenienti dalle colonie.
Si chiede inoltre di non riconoscere nessuno dei cambiamenti fisici, istituzionali o demografici attuati da Israele nei Territori Occupati dopo il 5 giugno 1967.