L’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato una risoluzione che riconosce la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, e raccomanda al Consiglio di Sicurezza di “riconsiderare favorevolmente la questione”.

Il 10 maggio 2024, l’Assemblea ha adottato una risoluzione che – a partire dal 10 settembre 2024 – aggiorna i diritti dello Stato di Palestina alle Nazioni Unite come Stato osservatore. Esortando il Consiglio di Sicurezza a considerare favorevolmente la sua piena adesione. Il testo ha ottenuto 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astensioni.

L’Italia si è astenuta. Gli altri astenuti sono Albania, Austria, Bulgaria, Canada, Croazia, Fiji, Finlandia, Georgia, Germania, Lettonia, Lituania, Marshall Island, Olanda, North Macedonia, Moldavia, Paraguay, Romania, Vanuatu, Malawi, principato di Monaco, Ucraina, Gran Bretagna, Svezia e Svizzera.

Mentre i 9 Paesi che hanno votato contro sono: Argentina, Israele, Micronesia, Nauru, Palau, Papua Nuova Guinea, Repubblica Ceca, Ungheria, Usa.

Dei 15 membri del Consiglio di Sicurezza, hanno espresso voto favorevole 12 Stati: Algeria, Cina, Corea del Sud, Ecuador, Francia, Giappone, Guyana, Malta, Mozambico, Russia, Sierra Leone e Slovenia. 2 astenuti: Svizzera e Gran Bretagna. Contrari gli Usa.

L’Assemblea ha adottato la risoluzione intitolata “Ammissione di nuovi membri alle Nazioni Unite” (documento A/ES-10/L.30/Rev.1).

In base ai suoi termini, ha stabilito che lo Stato di Palestina è qualificato per l’adesione alle Nazioni Unite. In conformità con l’articolo 4 della Carta delle Nazioni Unite e dovrebbe, pertanto, essere ammesso a far parte dell’Organizzazione. (Si veda il comunicato stampa GA/12599 del 10 aprile 2024).

In altri termini, i diritti e i privilegi aggiuntivi di partecipazione dello Stato di Palestina saranno resi effettivi attraverso le seguenti modalità a partire dalla 79° sessione dell’Assemblea Generale. Compreso il diritto di essere seduti tra gli Stati membri in ordine alfabetico; fare dichiarazioni a nome di un gruppo. Introdurre, presentare e co-sponsorizzare proposte ed emendamenti. Sollevare mozioni procedurali, comprese le mozioni d’ordine e le richieste di mettere ai voti le proposte.

Essere eletti come funzionari nella plenaria e nei Comitati principali dell’Assemblea Generale. Partecipare pienamente ed efficacemente alle conferenze e agli incontri ONU e internazionali convocati sotto gli auspici dell’Assemblea Generale o, se del caso, sotto gli auspici di altri organi delle Nazioni Unite.

Tuttavia, lo Stato di Palestina non ha il diritto di votare all’Assemblea Generale o di presentare la propria candidatura agli organi delle Nazioni Unite.

“Vogliamo pace e libertà, la nostra bandiera vola alta in Palestina, nel mondo. E’ diventata un simbolo di chi crede nella libertà. Potete decidere di stare con la pace, con il diritto di una nazione di vivere in libertà, oppure potete decidere di stare ai margini della storia”. Lo ha detto l’ambasciatore palestinese all’Onu, Ryad Mansour, prima del voto in Assemblea Generale. “Colonizzazione e occupazione non sono il nostro destino, ci sono stati imposti”, ha aggiunto, sottolineando che “votare per l’esistenza della Palestina non e’ contro nessuno stato, ma e’ un investimento nella pace”.

“Gli Stati uniti, che solo ad aprile hanno posto il veto su questo tema al Consiglio di sicurezza, hanno parlato prima del voto in Assemblea Generale della risoluzione che riconoscerebbe la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo dell’organizzazione internazionale, con motivazioni balbettanti: «L’adozione di questa risoluzione non porterà cambiamenti tangibili ai palestinesi, non metterà fine ai combattimenti a Gaza né fornirà cibo, medicinali e riparo ai civili. È qui che si concentrano gli sforzi degli Stati uniti…» ha dichiarato il portavoce della missione all’Onu Usa, Nate Evans.

Qual è il punto? Biden “tentenna”, tira il sasso e nasconde la mano, al punto da “scoprire” in queste ore, rivela la Cnn, che le armi fornite dagli Usa a Israele – in particolare una superbomba sperimentata già in Vietnam – «potrebbero» essere state usate contro i civili, «contro il diritto internazionale». La carneficina è durata sette mesi e se ne accorge ora? Ben prima se n’è accorta la Corte di giustizia internazionale dove ora Israele è imputata per «plausibile genocidio».

Certo il voto dell’Assemblea generale dell’Onu non riporterà in vita i 15mila bambini uccisi nell’offensiva impari di Netanyahu scatenata a Gaza come vendetta dell’eccidio del 7 ottobre, né torneranno in vita e abili i corpi di migliaia di donne, uomini, anziani feriti e mutilati. Siamo a 35 mila morti e Il massacro non è finito. L’immagine più bella che abbiamo visto in questo periodo sono stati gli striscioni dei bambini di Gaza che ringraziano gli studenti in rivolta dei campus statunitensi.

In questo momento, mentre Rafah è sotto i bombardamenti e si contano decine di vittime, il risultato del voto all’Onu arriva a chi fugge sotto le bombe, dà futuro ai bambini che scampano la morte, coraggio a chi garantisce la sopravvivenza civile, speranza a chi combatte contro la violenza dei coloni in Cisgiordania.

L’assemblea dell’Onu, dice che c’è una Palestina-Mondo, secondo le parole e il pensiero di Nelson Mandela, che è misura della nostra libertà.” Tommaso Di Francesco

“Avete aperto le Nazioni Unite ai nazisti moderni”. Lo ha detto l’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan prima del voto in Assemblea Generale della risoluzione che riconoscerebbe la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo dell’organizzazione internazionale. “Questo giorno rimarrà ricordato nell’infamia”, ha aggiunto, parlando di uno “stato terrorista palestinese che sarebbe guidato dall’Hitler dei nostri tempi”.  “State facendo a pezzi la Carta Onu con le vostre mani”. E l’ha distrutta passandola nel tritacarte.

“Questo signore non sa o finge di ignorare – proprio come Hamas e una parte dei filopalestinesi che manifestano contro il “sionismo”, cioè contro il diritto di Israele a esistere – che lo Statuto dell’Onu, siglato nel 1945 dai 51 Stati fondatori, è la fonte del Diritto internazionale che legittima l’esistenza di Israele.

Uno dei primi atti dell’Onu fu la risoluzione 181 del 29 novembre 1947 che a gran maggioranza (33 Sì, fra cui Usa e Urss; e 13 No, gli Stati arabi e pochi altri) spartì la Palestina in due Stati: uno ebraico, uno arabo. Il primo nacque nei confini assegnati dall’Onu il 14 maggio 1948, il secondo no perché la leadership palestinese e i governi arabi vi rinunciarono, ritenendo più urgente cacciare gli ebrei con una guerra che poi persero (come le successive nel 1956, nel 1967 e nel 1973).

L’ambasciatore che rappresenta Israele al Palazzo di Vetro (come chi l’ha mandato) non s’è neppure accorto che, distruggendo quella Carta, ha ucciso la madre di Israele (l’Onu) e cancellato il certificato di nascita del suo Stato.” Marco Travaglio

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