l’Unità

GERARDO CHIAROMONTE

Mercoledì 20 maggio 1987

Avevo chiesto questa intervista giusto un anno fa, appena diventato direttore dell’ «Unità». Sono entrato nell’ufficio di Gorbaciov al Cremlino alle 11 di lunedì, con Renzo Foa e Giulietto Chiesa. Il segretario del Pcus mi ha consegnato le risposte scritte alle domande che gli avevo inviato qualche settimana fa. Poi abbiamo parlato per quasi un’ora e mezzo e cosi è venuta fuori una seconda intervista.

Il colloquio di Gorbaciov con Gerardo Chiaromonte, Renzo Foa e Giulietto Chiesa
Il colloquio di Gorbaciov con Gerardo Chiaromonte, Renzo Foa e Giulietto Chiesa

MOSCA. È possibile un vertice con Reagan? «Non faccio il turista, ma ogni politico deve essere realista e penso che il realismo avrà la meglio». Da questa domanda e da questa risposta ha preso l’avvio la lunga intervista che ha toccato le principali questioni internazionali e, soprattutto, la «perestroika», cioè il processo di rinnovamento che Mikhail Gorbaciov ha avviato due anni fa, dopo essere stato eletto segretario generale del Pcus. E proprio su alcuni punti-chiave della vita sovietica di questi mesi Gorbaciov ha formulato giudizi netti e nuovi.

La democrazia? »E un valore in sé. Senza democrazia non c’è iniziativa, non c’è partecipazione diretta alla gestione della produzione, non c’è giustizia sociale, non c’è la partecipazione di ognuno ai problemi dell’intera società».

Ci sono, e come pesano, le resistenze alla perestroika? «Una resistenza politica alla nuova linea non c’è. Ma sarebbe poco realistico credere che una svolta rivoluzionaria di cosi grande portata, che investe gli interessi di milioni di uomini, proceda senza difficoltà».

Come si affrontano queste resistenze? «Siamo alla vigilia di nuovi passi importanti. Prepariamo anche atti legislativi diretti a conferire al processo di democratizzazione più stabilità e irreversibilità».

Dunque alla vigilia di una importante sessione del Comitato centrale dedicata alla riforma dei meccanismi economici, Gorbaciov ha dato l’idea di voler procedere con decisione sulla strada del cambiamento. Un’analoga idea di decisione mi ha dato sulle scelte internazionali: sui missili in Europa ha detto che «non si può permettere che vada perduta la possibilità che si e aperta»,perché «un accordo faciliterà la soluzione di molti altri problemi», in un mondo che ha bisogno – ha insistito con enfasi su questo – anche di rinnovare la prassi delle relazioni internazionali e della diplomazia». In che direzione?«Quella di una umanizzazione della politica, come componente essenziale di una nuova concezione della sicurezza in un mondo sempre più interdipendente». Abbiamo poi parlato dell’Europa («rappresentano una realtà politica – ha detto il segretario del Pcus – i legami creatisi storicamente tra Europa occidentale e Stati Uniti»); della Cina («affrontiamo con posizioni analoghe una serie di grandi problemi internazionali»); dell’Afghanistan (nessun accenno ai tempi del ritiro sovietico, ma un tono diverso dal passato: «Qualora l’Afghanistan decidesse di diventare anche uno Stato neutrale, sarebbe pur sempre una decisione che spetta al popolo afghano»); del Medio Oriente («non abbiamo ragione per assumere nei confronti di Israele un atteggiamento diverso da quello che abbiamo verso qualsiasi altro paese, tranne che per un punto: la politica aggressiva di Israele nei riguardi degli arabi»).

E stato un incontro vivace. Gorbaciov è un interlocutore attento, spiritoso e con la battuta pronta. Non sono mancate divergenze, come sull’idea di un incontro informale tra partiti comunisti; non si sono dimenticate le polemiche tra il Pci il Pcus, e qui Gorbaciov ha detto che sono state «utili»tanto al Pci che al Pcus; siamo riusciti anche ad estorcere all’intervistato qualche battuta sulla sua vita privata.

Ci ha detto che si sarebbe voluto laureare in fisica, che legge molti testi filosofici e, infine, che conserva un bellissimo ricordo del primo dei suoi due viaggi in Italia, quando visitò in lungo e in largo la penisola; mentre il secondo fu triste, per i funerali di Berlinguer. Ce ne sarà un terzo, la visita ufficiale di cui si parla da tempo? «Ci penso sempre», ha risposto.

IL COLLOQUIO DI GORBACIOV CON GERARDO CHIAROMONTE, RENZO FOA E GIULIETTO CHIESA DOPO LA CONSEGNA DELLE RISPOSTE SCRITTE  LA GENTE CHIEDE:  «NON FERMATE  LA PERESTROJKA»

Gorbaciov Sono contento di vedervi compagno Chiaromonte e voi altri compagni italiani  Ho ricevuto le vostre domande scritte per l’intervista e ho lavorato mollo sulle risposte A  proposito di domande ne avete fatte un bel po’. Ho risposto praticamente a tutte. Pero ho lasciato qualcosa per la prossima intervista.

Chiaromonte Grazie mille. Per quanto nguarda «quello che è rimasto» ci mettiamo subito  in coda per una prossima intervista. Lei sa che noi italiani siamo gente piena di curiosità. E lei compagno Gorbaciov è una persona molto popolare in Italia Voglio raccontarle una cosa a proposito della sua popolarità.

Da noi in questo momento e in corso la campagna elettorale e tutti i partiti hanno presentato le liste dei candidati. Noi abbiamo presentato liste  molto larghe aperte a un gran numero di indipendenti di intellettuali di uomini e donne di sinistra ma non inscritti al nostro partito.

Qualche giornale ha scritto che cosi si segue la pratica delle società di calcio che assumono  ogni anno giocatori che prima giocavano in altre squadre. II compagno Pajetta mi ha raccontato di un suo comizio in cui ha detto che se per le elezioni valesse la legge che c’è in  Italia per I’ingaggio di giocatori stranieri, noi avremmo potuto chiedere a Gorbaciov di essere anche lui candidato nelle nostre liste.

Era naturalmente uno scherzo c’è stato nella folla che ascoltava Pajetta uno scroscio di applausi. A proposito quali ricordi ha dell’Italia?

Gorbaciov Ci sono stato due volte. Vi dico  subito che mi piace molto il popolo italiano  sprizza vita ed energia. La prima volta sono  andato in Italia in vacanza con un gruppo di funzionari del Pcus su invito della direzione del vostro partito. È stato un viaggio assai interessante. Siamo stati in Sicilia vicino a Terrasini. Abbiamo girato praticamente tutta I’isola in pullman abbiamo visto Enna «ombelico» della Sicilia abbiamo visitalo Taormina. Poi siamo stati in altre città italiane al festival nazionale dell’Unità a Torino, ancora a Firenze e nella cittadina di San Gimignano. La cosa che più mi è rimasta impressa sono gli incontri avuti nelle cittadine e nei paesi, con i lavoratori italiani.

La seconda volta sono stato in Italia pur troppo In una triste circostanza la morte di  Enrico Berlinguer. In quell’occasione ho avuto un Importante colloquio con un gruppo di compagni della direzione del vostro partito. Mi ricordo che slamo stati a parlare quasi tutta la notte, abbiamo discusso di moltissime cose. E lo dissi ai vostri compagni: ma per quanto tempo si può continuare a dibattere sull’autonomia dei partiti? Voi italiani I’avete detto mille volle che siete Indipendenti. Noi abbiamo detto invece duemila volte anche ai congressi  del Pcus che siamo tutti indipendenti sia noi che voi. Ma ora avvertiamo che molti partiti inclinano alla solidarietà unificano i loro sforzi.

Si tratta di sviluppare le relazioni politiche tra partiti di solidarietà politica di dare una risposta adeguata dei comunisti ai problemi che il nostro tempo ha posto ai popoli. Perché noi comunisti esprimiamo gli Interessi degli operai , dei lavoratori e a noi non è confacente il politicantismo. A me pare sana la tendenza aIlo «cambio delle opinioni e al confronto pratico.

A proposito per il settantesimo anniversario della grande Rivoluzione di ottobre abbiamo invitato numerose delegazioni di partiti e di diversi movimenti. La nostra idea è di proporre un incontro informale in quel giorni a Mosca per discutere ampiamente sui problemi nodali  – che inquietano il mondo a cui prendono parte non soltanto i comunisti ma anche i rappresentanti di altri partiti. Senza I’approvazione di alcun documento senza conclusioni di sorta e via dicendo. Molti di coloro con cui abbiamo avuto modo di parlarne hanno accolto favorevolmente questa idea.

Chiaromonte Un incontro di tal genere per avere una effettiva utilità non può limitarsi ai partiti comunisti. Tale è la nostra opinione. È  necessario che ad esso prendano parte socialisti, socialdemocratici, rappresentanti dei movimenti di liberazione nazionale insomma che  non si trasformi in una iniziativa chiusa ma sia veramente ampio. Solo cosi potrà essere utile.

Gorbaciov Proprio cosi, tornando all’intervista ho preparato le risposte alle vostre domande scritte che mi erano state trasmesse in precedenza. Debbo dire che mi piace molto lo stile con cui voi Italiani ponete le domande. Prima occupate mezza pagina per ricordarmi quello che io stesso ho detto e solo a quel punto fate la domanda. Uno stile simpatico.  

Chiaromonte Noi compagno Gorbaciov ci siamo ispirati alla franchezza e alla schiettezza dei suoi discorsi.

Gorbaciov Forse non ho risposto a tutte le domande ma nella maggior parte dei casi ho cercato di essere esauriente. Spero che ne sarete soddisfatti. Non si può certo rispondere a tutto. E del resto non e neppure detto che lo si debba fare altrimenti non avrete più interesse per la prossima intervista.  

Chiaromonte La ringrazio ancora di averci concesso questa intervista e per l’incontro di oggi. Ne approfittiamo per rivolgerle qualche altra breve domanda.

Gorbaciov Non è escluso che io abbia già risposto nella parte scritta anche a queste domande. Comunque sono pronto a discutere con voi.

Chiaromonte Le idee del rinnovamento e della perestrojka che oggi la dirigenza sovietica sta portando avanti non sono certo nate all’improviso. Se ripensa al passato al suo lavoro di dirigente del partito quando e maturala in lei la coscienza della necessita della perestrojka?

Gorbaciov Lei ha ragione compagno Chiaromonte quando dice che non si tratta di una illuminazione arrivata all’improvviso in una notte. Benché certo a volte accada che si  scopre la soluzione d un tratto anche nei casi  in cui a monte c’è stata una lunga riflessione. Non solo io ma anche i miei colleghi della direzione del partito collocano la nascita e la formulazione delta concezione del rinnovamento del socialismo dall’interno in tutte le sfere dello sviluppo della società innanzitutto nel plenum del Comitato centrale del Pcus che si e tenuto nell’aprle del 1985.

È ovvio che il partito già alcuni anni fa aveva la percezione della necessita di trasformazioni e rinnovamento. La consapevolezza di questa necessità aveva perfino trovato espressione nei documenti e nelle risoluzioni del Pcus ivi inclusi i suoi congressi. Ma il guaio era che molte importantissime conclusioni e decisioni politiche legate allo sviluppo del socialismo alla fin fine rimanevano solo buone intenzioni. Esse non venivano corroborate da azioni concrete dall’attività pratica del partito. I problemi irrisolti continuavano ad accumularsi, la società ne sentiva il peso su di se e tutto ciò finiva col ripercuotersi sullo stesso partito. E invece i problemi vanno risolti e i mali vanno curati. Se il male viene ricacciato dentro non può che aggravarsi.

E non è un caso se per caratterizzare la situazione venutasi a creare nel nostro paese a cavallo degli anni Settanta-Ottanta, utilizziamo addirittura il termine «fenomeni precrisi». Non posso convenire con l’affermazione che di tanto in tanto affiora secondo cui la linea del rinnovamento del socialismo sarebbe legata personalmente a Gorbaciov. Non corrisponde al vero. La formazione del nuovo corso testimonia che nella società sovietica e nel popolo sovietico esisteva ed esiste una larga comprensione della necessità del cambiamento.

In altri termini se non ci fosse Gorbaciov ci sarebbe qualcun altro La nostra società è ormai matura per i cambiamenti e la necessità di trasformazioni si e aperta la strada. Queste trasformazioni hanno richiesto determinati spostamenti di dirigenti che sono avvenuti sia nel Comitato centrale del partito che nel governo.

Ai posti di comando sono arrivate persone nuove che negli ultimi anni avevano una acuta percezione della situazione, formulavano idee sul da farsi Dopo il marzo 1985 c’è stato un avvicendamento al vertice del partito e nel plenum di aprile del Comitato centrale è stato elaborato un piano d azione. Ma vorrei ribadire che non si è trattato di un lampo di genio, di una illuminazione bensì della comprensione dell’ urgenza obiettiva di cambiamenti nella nostra società E su questa base che è stata definita la linea del rinnovamento e dell’accelerazione dello sviluppo sociale.

Chiaromonte Lei rifletteva già su questi problemi sin da quando lavorava a Stavropol?

Gorbaciov Questo si può dire di molti compagni che in quegli anni lavoravano in periferia. Noi vedevamo i processi reali della società e sentivamo che cosi non si poteva più andare avanti. A proposito molti dei nuovi compagni arrivati nel Comitato centrale e nel governo sono passati attraverso la grande scuola del lavoro pratico a livello locale. In questo modo possiamo usufruire di una certa sintesi di esperienza e analisi della realtà alla base e ai vertici.

Chiaromonte Tra le risposte che ci ha preparato per iscritto c’è quella sulle resistenze alla nuova linea del Pcus?

Gorbaciov Si ho risposto a questa domanda. Tra I altro anche nei miei discorsi ho affrontato questo tema. Da noi non c’è una resistenza politica alla nuova linea. Ma noi tutti siamo figli del nostro tempo. L’atmosfera, lo stile, i metodi di lavoro, gli approcci di analisi, di soluzione dei problemi che esistevano nel passato si sono riflessi anche su di noi. Perciò tutti dall’operaio al segretario generale dobbiamo ora ristrutturarci. Non e retorica è I’essenza del problema. Anzi direi perfino l’essenza della democratizzazione della nostra vita. Ad esempio il plenum d aprile del Comitato centrale del Pcus ha realizzato una enorme rottura nel modo di pensare negli approcci e nelle valutazioni. Ma proviamo a paragonare quel plenum con il plenum dello scorso gennaio. Si vede subito quanto siamo andati avanti. Eppure il partito e sempre lo stesso. Significa che noi stessi cambiamo con la perestrojka.

Chiaromonte Quando e venuto in Italia ai funerali di Enrico Berlinguer lei ha detto rispondendo alla domanda di un giornalista che alcune idee di Berlinguer avevano favonio le sue riflessioni. È proprio così?

Gorbaciov L’essenziale nei rapporti tra i nostri due partiti – e questo è importante – è che persino nei periodi di discussione essi sono sempre stati caratterizzati da uno spinto cameratesco da uno spinto di rispetto reciproco. E questo è stato utile sia per la direzione del Pci che per la direzione del Pcus.

Lenin disse a suo tempo (non sto citando rendo l’idea) che è importante non soltanto conoscere la posizione dei propri compagni di partito o di movimento, ma anche quello che dice di noi I’avversano di classe. Poiché questo in primo luogo esprime apertamente le proprie vedute e in secondo luogo vede più chiaramente i punti deboli delle nostre posizioni. E allora perché non dovremmo parlare dell’utilità dello scambio di opinioni tra due partiti tra due Comitati centrali?

Uno scambio attivo di opinioni e di informazioni ci offre preziosa materia di riflessione ci consente una visione più larga di questo o quel problema di analizzare le questioni internazionali di approfondire e ampliare i legami. In questa interconnessione e insita la grande garanzia che le nostre valutazioni e conclusioni risultino sempre più corrette. Un tale scambio di idee, una tale interrelazione sono estremamente importanti anche nei nostri rapporti con i compagni italiani-

Chiaromonte Anche quando le discussioni hanno acquistato un carattere polemico?

Gorbaciov Si certo anche in quei casi. Perché anche nei periodi di aspra polemica sia il Pcus che il Pci mantenevano integra la responsabilità per la causa del socialismo e ne avevano coscienza di fronte ai propri popoli di fronte al movimento operaio

Foa Vorrei fare una domanda di carattere personale. Lei compagno Gorbaciov gode di una grande popolarità in tutto ti mondo e si può capire che ci sia curiosità attorno alla sua persona. I lettori de l’Unita sarebbero molto curiosi di sapere qualcosa su cosa legge, su come passa il suo tempo libero, sui suoi interessi al di là del lavoro.

Gorbaciov «Da noi non si usa parlare di questo, ma comunque cercherò di rispondere. Il fatto è che, quando si parla della popolarità di Gorbaciov, non è in questione la persona concreta, ma la politica che sta realizzando la dirigenza sovietica. È la politica che la leadership ha elaborato e proposto al popolo e alla società sovietica. Nella sfera internazionale è la politica che i dirigenti sovietici conducono sulla base delle nostre note concezioni di politica estera. In ciò, evidentemente, stanno le basi del prestigio della politica sovietica. Se noi saremo coerenti nella realizzazione di questa politica, sia interna che estera, il prestigio si manterrà e accrescerà. Altrimenti non ci sarà siile o fascino personale che possa salvarci.

Guardiamo a queste cose in modo realistico e capiamo bene che specialmente questo è estremamente importante. E non solo, del resto, per i dirigenti sovietici. Non bisogna esagerare. Bisogna lavorare onestamente per il proprio popolo e per il socialismo, percorrendo la strada che un giorno si è scelta.

Certo, la domanda sul tempo libero del segretario generale è interessante. Proverò a rispondere cosi. Ho sempre ritenuto una mia «debolezza» il fatto di interessarmi di molte cose in campi diversi. Non saprei neppure dire quali materie mi interessavano particolarmente a scuola, quali discipline mi piacevano di più e quali di meno.

Ad esempio, mi iscrissi alla facoltà di giurisprudenza ma, inizialmente, volevo iscrivermi a quella di fisica. Mi piaceva molto la matematica ma anche la storia e la letteratura. Ricordo ancora a memoria le poesie imparate a scuola. Si può, forse, essere d’accordo sul fatto che nella vita realizzano molto coloro che si concentrano in qualche campo specifico. Però mi sono più simpatiche le persone che hanno un vasto spettro di interessi.

Per quel che riguarda il tempo libero, attualmente non ne abbiamo per niente, per altra non solo io ma nemmeno tutti i membri della direzione sovietica. La missione dell’attuale direzione sovietica consiste nell’utilizzare tutte le possibilità e nel dispiegare con la massima ampiezza i processi della perestrojka.

Questo ci costringe a occuparci in sostanza di tutto: dell’economia, dell’ideologia, della cultura, di tutta la sfera spirituale. Da questo sono determinati I nostri contatti con la gente, a questo è dedicato praticamente tutto il nostro tempo. Forse un simile modo di vita non può dirsi del tutto normale, ma imposto dal momento, dalla nostra situazione, che ricorda i periodi rivoluzionari, quando bisogna dare tutto di sé senza tener conto di null’altro.

Se debbo dire dei miei interessi, nella maturità mi sono occupato di più di questioni economiche, ho letto e scritto su questo. Si può dire che in questo campo qualcosa capisco. Ma continuano ad interessarmi come prima le questioni filosofiche, e anzi ora in modo particolare. A proposito questo ora mi aiuta a penetrare teoricamente la fate di sviluppo della società sovietica che stiamo vivendo, i problemi del modo contemporaneo, le sue Interconnessioni. Questo offre la possibilità di lottare In primo piano per il miglioramento della vita dei sovietici non in base a meri desideri, ma fondandosi su un’analisi seria e su conclusioni realistiche.

Ho letto molti libri di filosofia e non solo quelli scritti da noi, ma anche quelli pubblicati in Occidente. Posto dire che da noi, in Unione Sovietica, è come se fosse arrivato un «rinascimento”, una rinascita dello spirito creativo del leninismo. Rileggiamo, ripensiamo le opere di Lenin per capire profondamente il metodo leninista. La comprensione di questo metodo ci aiuta nei nostri compiti. Qui le citazioni non servono. Se non ci impadroniamo del metodo creativo di Lenin non potremo fare una analisi dell’attualità ed elaborare decisione giuste, lo, ad esempio, ripeto spesso le parole di Lenin quando diceva ai suoi tempi che per capire l’economia mondiale ci vorrebbero settanta Marx, e questo fu detto molti decenni fa.

E quanti ce ne vorrebbero adesso! Lenin sperava nel suoi continuatori, che sarebbero rimasti fedeli alla causa del socialismo, alla quale egli aveva consacrato la sua vita straordinaria. Egli credeva che essi avrebbero sviluppato creativamente il suo Insegnamento. A me, s’intende, interessa anche la vita spirituale, culturale della società, del nostro popolo. È molto importante capire come i cambiamenti vengono riflessi nel nostro pensiero sociale. Come vedete, non mi è proprio riuscito di parlare dei riposo, del tempo libero.

Chiesa Lei viaggia molto per il paese. Che impressione trae da questi viaggi? La perestrojka suscita problemi? Come vengono accolti gli appelli alla disciplina, alla giustizia sociale tra I lavoratori? Come viene vista l’esistenza dei privilegi» di cui godono alcuni esponenti del partito e dello Stato? Qual è la reazione alla lotta contro l’alcolismo?

Gorbaciov Tutti i miei viaggi per il paese, compreso il recente viaggio a Baikonur, si accompagnano a vasti contatti con gli operai, con i lavoratori. E per me questa non è una novità, non è una invenzione. Ho lavorato sempre cosi e in questo senso non ho bisogno di riconvertirmi, lo penso che un funzionario del partito, e tanto più un esponente di rilievo nazionale, non possa svolgere efficacemente le proprie funzioni e lavorare in modo fruttuoso se non mantiene rapporti freschi con i lavoratori, con la loro vita.

In questo punto di incontro fra la politica e il contatto con le masse si colgono sia la giustezza che i difetti di tutto il nostro lavoro. Su questa base si può, ed è necessario, apportare correzioni laddove qualcosa non funziona. Questo è l’anello centrale nella nostra attività. L’appoggio del lavoratori alla politica del partito, alla sua linea di rinnovamento è la cosa più importante. Se esso venisse a mancare, la nostra politica non varrebbe nulla. In due anni noi abbiamo visto, e ce ne siamo convinti che la nostra scelta per il rinnovamento, per la perestrojka è giusta. Ma ci sono anche problemi, tattiche, questioni che si sciolgono solo con il tempo. Noi non sappiamo tutto, ma sappiamo l’essenziale. Che si tratta di un processo. E questo processo è necessario riesaminarIo continuamente sia nel partito che neIIa società.

Dappertutto ci sentiamo dire dai Iavoratori: siamo per la politica del partito, per la perestrojka, ci crediamo e vi chiediamo non fermarvi. Come vedete, c’è una certa preoccupazione; quella di non fermarsi! È evidente che, per questa preoccupazione, ci sono delle ragioni. Difatti anche nel passato ci furono tentativi ma non furono portati a termine. La gente ce lo ricorda. Lei ha posto una domanda interessante sugli atteggiamenti verso la disciplina e l’ordine. Il fatto è che sono gli stessi lavoratori a chiedere più disciplina, più ordine. E noi dobbiamo agire e agiremo in modo da rafforzare l’una e l’altro.

La gente vuole coscienziosità e responsabilità, Se questo non c’è, l’intera società ne soffre. È necessario che ordine e disciplina ci siano nelle aziende industriali, nel commercio, nell’amministrazione urbana. Disciplina e ordine saranno necessari in tutte le tappe della perestrojka. Certo qui è di particolare importanza la coscienza degli uomini, la loro autodisciplina. Ed è proprio dall’autodisciplina che possono svilupparsi le basi democratiche della perestrojka.

Ciò che è essenziale, nel nuovo corso, è la partecipazione reale della gente ai processi di trasformazione. In breve sui cosiddetti privilegi e sulle questioni della giustizia sociale. Il fatto è che il socialismo non può assicurare condizioni di vita e consumi uguali per tutti. Ciò avverrà nel comunismo. Nel socialismo il criterio di distribuzione dei beni sociali è diverso: da ciascuno secondo le capacità, a ciascuno secondo il lavoro.

Esiste tutta una serie di conquiste storiche che garantiscono la stabilità della società socialista: l’assenza di sfruttamento, l’uguaglianza delle nazioni; la garanzia del lavoro; l’istruzione gratuita, cioè l’accesso di ciascuno all’istruzione media e superiore: l’assistenza medica gratuita, cioè l’accesso alla difesa della salute; l’assistenza agli anziani; gli alloggi di fatto gratuiti per la maggioranza della popolazione. Questa è l’espressione della giustizia sociale nel socialismo. È questo, a proposito, che rende la nostra società una delle più stabili politicamente. Quando sono assicurate le basi della vita stabile della società, il criterio principale di valutazione dell’attività della gente deve essere la quantità e la qualità del lavoro.

Invece nel passato ci sono state deviazioni da questo criterio, si sono manifestate tendenze egualitaristiche. Questo ha significato che i redditi dell’uomo non erano connessi al suo apporto lavorativo, alle sue capacità creative. Ciò ha intuito negativamente sull’attività degli uomini. Perciò ora da noi la chiave di volta è superare l’egualitarismo.

Occorre rispettare il lavoro dell’uomo. la qualità e la quantità del suo lavoro. Anche se, certo, c’è chi vorrebbe lavorare li meno e guadagnare di più, guadagnare come un grande scienziato, un buon specialista, un operaio di alta qualifica, un contadino laborioso. Il nostro compito, ripeto, è quello di affermare in pieno il principio del socialismo: da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo il suo lavoro.

Per quanto riguarda le agevolazioni, si può dire: ci sono agevolazioni stabilite dallo Stato. Anche questo è legalo alla considerazione della quantità e della qualità del lavoro socialmente utile e del contributo della data persona. Ci sono facilitazioni che vengono concesse tra gli addetti all’economia, altre tra gli addetti alla scienza (noi, ad esempio, ci prendiamo cura dei grandi scienziati, degli accademici). A chi dà un contributo particolare all’edificazione socialista vengono conferiti titoli di merito; ad esempio: eroe del lavoro socialista, scienziato emerito, artista emerito, esponente emerito della cultura. Costoro hanno determinati privilegi, anche nella distribuzione degli alloggi. In altre parole si tiene conto dell’apporto concreto della persona. Penso che ciò sia giusto. Si tratta di quei privilegi che lo Stato ritiene possibile concedere a questo o quel membro della società nell’interesse dello sviluppo collettivo. Anche nel futuro, per un certo tempo facilitazioni e privilegi continueranno ad esistere.

Ma ci sono anche privilegi che non vengono stabiliti dallo Stato, che qualcuno in forza della propria posizione si arroga. Questo sì che è inaccettabile! Contro questi fenomeni noi combatteremo. C’è anche un altro aspetto della questione. Ad alcuni enti, organizzazioni, aziende fanno capo uffici che forniscono servizi di tipo commerciale o distributivo. È questa la forma che si è creata da noi. Prendiamo, ad esempio, una grande fabbrica. Fabbrica nel nostro paese non vuol dire soltanto la sua produzione, ma anche la sfera dei servizi per il suo personale. A proposito, compagno Chiesa, lei può dedicare una sua corrispondenza ad una qualunque di queste fabbriche.

Nelle grandi imprese esiste un sistema di approvvigionamento alimentare. E se, diciamolo pure, alcuni generi alimentari non sono sempre sufficienti nel commercio al dettaglio, nelle mense di fabbrica invece ci sono. La fabbrica si fa carico delle spese di manutenzione dei locali della mensa e di altre spese e offre ai lavoratori il pasto a basso prezzo. Se ne occupano l’amministrazione aziendale e il comitato sindacale. Esistono le strutture sanitarie per i dipendenti di quella data azienda. Tra l’altro non solo poliambulatori, ma anche case di riposo o centri di prevenzione nei pressi della fabbrica come, diciamo, sul Mar Nero o in altri posti. La fabbrica può disporre anche di negozi, uffici ordinazione, sartorie, eccetera. Questo nelle fabbriche.

Ma se prendiamo l’Accademia delle Scienze, l’Unione degli scrittori o un’altra organizzazione di questo genere anche queste hanno le proprie strutture per i servizi, case di cura e di riposo, luoghi di villeggiatura. È così, dunque, che vengono soddisfatti i bisogni di servizi. Anche il Komsomol. i sindacati (a proposito, è l’organizzazione più ricca del paese) e l’apparato del partito dispongono di simili strutture. Così ha voluto la storia.

Certo un tale sistema può creare anche dei problemi. Innanzitutto, capita, come si dice, l’eccesso, nel senso che qualcuno si distacca troppo dal livello comune. Simili fenomeni, naturalmente, vengono criticati a ragione dai lavoratori. Il partito lotta per la soluzione dei problemi sociali. Vengono attuate importanti misure per perfezionare l’attività nella sfera sociale. Acceleriamo l’edilizia abitativa, il 10% degli investimenti di capitale stanziati per la sfera produttiva saranno destinati alla costruzione di case. Impegnative decisioni sono state adottate per la ricostruzione del sistema sanitario. È in atto la riforma della scuola media e superiore. Sono state prese misure per il finanziamento alle associazioni creative, ecc.

Continueremo anche nel futuro ad analizzare realisticamente la situazione nella sfera sociale. Alla base del nostro principio sta l’accelerazione dello sviluppo di questo settore che, bisogna dirlo onestamente, per ora è in ritardo. L’essenziale consiste nell’utilizzare giustamente i principi socialisti, valutare correttamente il contributo di ognuno, la qualità e la quantità del suo lavoro. Sì pone in modo particolare la questione dei nostri veterani, pensionati, invalidi, delle famiglie numerose. Sono stati e saranno oggetto della nostra cura. A proposito, per questo è stata creata l’organizzazione dei veterani del lavoro. Favoriamo anche gli interessi specifici dei giovani.

Detto questo è chiaro che, sia nella sfera sociale che in tutte le altre, lotteremo con decisione contro ogni sorta di fenomeni negativi, come la corruzione, l’avidità senza limiti, i redditi non da lavoro. Continueremo anche la nostra lotta contro l’ubriachezza e l’alcolismo. Le radici di questo fenomeno si perdono nella notte dei tempi, sono diventati un’abitudine non facile da combattere. Ma la società è matura per una svolta radicale nella soluzione di questo problema. A proposito, i lavoratori ci ricordano la necessità di non indebolire la lotta contro l’alcolismo, anche se, certamente, non tutti sono contenti delle misure adottate. . Credo che le donne appoggino fortemente la campagna contro l’alcolismo. Certo, le donne chiedono persino di introdurre il proibizionismo.

Noi, però, ci rendiamo conto che su scala nazionale non si può introdurre una simile legge. E rispondiamo: se volete, applicate il proibizionismo nella vostra famiglia, nel vostro paese o villaggio, anche nel distretto. In effetti in migliaia di paesi e villaggi i lavoratori, nel corso di assemblee, hanno deciso di interrompere la vendita e il consumo di bevande alcoliche. La lotta contro l’alcolismo continua. Negli ultimi due anni il consumo pro capite di alcol si è ridotto della metà. Tuttavia è cresciuta notevolmente la distillazione casalinga clandestina.

Contro questo fenomeno combatteremo in modo deciso, fino a rendere più drastiche le attuali misure punitive. È un grande problema. E la via per liberarsi di un male come l’alcolismo passa attraverso lo sviluppo dei servizi e dei commercio, l’ulteriore sviluppo delle attività sportive, della cultura, attraverso la democratizzazione di tutta la vita sociale, in generale bisogna dire: se la società avesse assunto una posizione negativa su tale questione noi non saremmo approdati a niente. Tutte queste misure sono state prese in modo conforme al parere dei lavoratori e vengono realizzate con il loro concorso.

Chiaromonte Un’ultima breve domanda. Come valuta i rapporti tra l’Unione Sovietica e l’Italia?

Gorbaciov I rapporti fra t’Urss e l’Italia si sviluppano abbastanza bene. Noi apprezziamo i nostri rapporti con la Repubblica Italiana alla cui base stanno grandi tradizioni, e rispetto reciproco. È molto importante che fra i nostri due paesi si sviluppino e si perfezionino il dialogo politico e la comprensione. Noi apprezziamo anche l’apporto originale dell’Italia agli affari internazionali. Conosciamo, apprezziamo e guardiamo con grande interesse alla ricchissima cultura e alla storia italiana.

Chiaromonte Che cosa ci può dire della sua visita in Italia?

Gorbaciov Ci penso sempre. Ho un gran desiderio di visitare l’Italia. Colgo questa occasione per trasmettere, a nome del popolo sovietico, della direzione sovietica e a nome mio personale i migliori auguri al popolo italiano.

Chiaromonte La ringraziamo ancora e le auguriamo buon lavoro.

LE RISPOSTE SCRITTE DI GORBACIOV

Lei ha detto, di recente, che la sua professione non è quella del turista e perciò potrà andare negli Stati Uniti solo se ci sarà una reale prospettiva di concludere accordi in materia di disarmo e di distensione. Vuole indicarci i punti essenziali sui quali lei pensa che al dovrebbe arrivare a conclusione, nell’eventuale vertice Urss-Usa? Ritiene lei, In particolare, che ora è diventata tangibile la prospettiva della conclusione di un accordo con gli Stati Uniti sui missili di media gittata?

Gorbaciov Il riferimento al turismo è esatto. Ma il realismo è il tratto obbligatorio di ogni politico, tutto il complesso delle questioni relative alta riduzione della tensione militare e della contrapposizione nel mondo non può essere risolto subito e contemporaneamente, ma è pur necessario cominciare da qualcosa. Al giorni nostri, la questione più matura per una soluzione è, senza dubbio, la liquidazione dei missili americani e sovietici di media gittata in Europa e la loro drastica limitazione nella parte asiatica dell’Urss e sul territorio degli Stati Uniti.

Intendersi su questo e firmare il primo accordo della storia sulla riduzione radicale, sulla liquidazione quasi totale di una intera categoria di armi nucleari è oggi una cosa del rutto reale, E anche del tutto possibile definire le tesi chiave» circa gli armamenti strategici offensivi, l’Abm e i test nucleari. Ancora alcune settimane fa sembrava di essere a pochi passi dall’accordo, dopo che da pane sovietica si era rapidamente andati incontro alle posizioni degli Stati Uniti e dei loro alleati europeo-occidentali. Infatti, le basi di questo accordo erano state definite insieme, dal presidente Reagan e da me, fin da Reykjavik; c’era l’augurio, in particolare dei paesi europeo-occidentali, che noi acconsentissimo a scorporare il problema della liquidazione dei missili a media gittata dal pacchetto comune, e noi abbiamo acconsentito.

Sono sorte poi le preoccupazioni sulla dispariti di missili tattico-operativi nel continente europeo, e noi ci siamo detti d’accordo per la liquidazione totale delle armi sovietiche e americane di questo tipo In Europa. Probabilmente non solo noi, ma anche la maggioranza della gente, ovunque, in Europa e nel mondo, pensava che il raggiungimento del consenso definitivo fosse ormai, come si dice, solo un fatto tecnico.

Risulta invece che alcuni governi in Europa occidentale non hanno ancora deciso essi stessi se volere la liquidazione dei missili sovietici di media gittata nell’ipotesi che contemporaneamente vengano liquidati anche quelli americani. Noi lo abbiamo notato: qualcuno cerca di creare una sequela infinita di nuove condizioni. Prima dicevano che non si può risolvere la questione del missili di media gittata senza la contemporanea liquidazione del missili tattico-operativi, poi hanno comincialo ad associarvi gli armamenti nucleari tattici, le armi nucleari da campo di battaglia, e poi anche gli armamenti convenzionali e le forze armate. In generale, tutte queste questioni sono serie e noi, Insieme con i nostri alleati, com’è noto, ci siamo pronunciali in proposito. E siamo pronti a discuterle e a risolverle. Ma non si può, a nostro parere, utilizzare questi problemi al fine di frapporre ogni sorta di dilazione.

Tuttavia noi pensiamo che il realismo politico avrà la meglio. Troppe sono le cose in gioco: e si tratta di cose troppo significative per l’umanità. A chi esita ricorderò l’espressione di Seneca: quando l’uomo non sa verso quale approdo naviga, nessun vento gli sarà favorevole. Non si può permettere che la possibilità che si è aperta vada perduta II raggiungimento dell’accordo faciliterà iI cammino verso la soluzione di molti altri problemi sulla strada della fine della corsa agli armamenti e del disarmo.

La nostra visione delle vie e delle tappe dell’eliminazione completa delle armi nucleari entro l’inizio del ventunesimo secolo l’abbiamo esposta nella nota dichiarazione del 15 gennaio 1986. E, dunque, partendo da questo che noi anche operiamo sulle questioni del disarmo. Noi perfezioniamo le nostre proposte in ogni direzione affinché esse si facciano forti delle Idee e delle valutazioni utili che giungono dagli altri Stati. Su molte di queste proposte sono gli In atto trattative, alcune delle quali, come quelle per le armi chimiche, sono In fase avanzata.

L’IMPERATIVO CATEGORICO DELLA SOPRAVVIVENZA

Nel rapporto politico al 27° del Pcus e nel suoi Interventi successivi, lei ha insistito sulla necessità di prendere atto della reciproca Interdipendenza che nell’epoca attuale collega i sistemi dell’Est e dell’Ovest, del Nord e del Sud. E un visione del mondo che pone In primo plano la cooperazione tra sistemi sociali diversi. Potrebbe precisare su questo punto Il tuo pensiero?

Gorbaciov Avete pienamente ragione. Il 27° Congresso del Pcus è giunto a conclusioni importantissime, di grande significato teorico e politico, sul fatto che dopo quarant’anni di corsa agli armamenti nucleari l’umanità si trova, letteralmente, di ironie al dilemma della sopravvivenza, e sul fatto che II mondo contemporaneo, con tutta la sua multiformità e contraddittorietà, sta diventando sempre più interdipendente, interconnesso, In notevole misura integrato. Da ciò deriva che la via verso la creazione di una pace stabile e denuclearizzala, tanto voluta dal popoli stanchi e soffocati dalla contrapposizione, che la via verso un mondo non violento, dove ognuno conservi le proprie vedute filosofiche, ideologiche, politiche e religiose, è quella delle trattative fra gli Stati, è l’elaborazione comune di intese sui punti centrali dell’agenda internazionale e, in primo luogo, sulle questioni del disarmo.

Ciò richiederà agli Stati, in conformità con questo nuovo modo di pensare, di rinnovare anche la prassi delle relazioni internazionali e della diplomazia. Qui siamo fuori delle consuetudini. Ricordo quante volte in passato sono state avviate trattative sul disarmo. Ma gli Stati, spesso tacitamente, stabilivano in partenza che per quanto fosse bene mettersi d’accordo non sarebbe stato poi neppure tanto terribile. Invece adesso tutti dobbiamo capire che è terribile, che non si può permettere all’umanità di compiere sempre nuovi passi verso il limite oltre il quale c’è il non essere. La necessità della sopravvivenza è mettersi d’accordo per cominciare a muoversi in direzione opposta. Oggi questo è l’imperativo categorico della politica e della diplomazia. È proprio con questo spinto che noi costruiamo la nostra politica estera.

Noi, s’intende, sappiamo anche che la nostra perestrojka in politica estera e il nostro appello a un nuovo modo di pensare non vanno affatto a genio a tutti in Occidente. Dirò di più, sta diventando sempre più chiaro dove sono i centri principali che contrastano questo indirizzo e che vorrebbero creare un fronte di lotta contro nuovi approcci in politica internazionale. Senza aver superato l’azione avversa di coloro che si aggrappano alla vecchia politica di forza, a stereotipi superati nei rapporti Ovest Est, è difficile contare su un risanamento radicale dei rapporti internazionali per garantire una pace solida e sicura.

Un altro aspetto della questione consiste nel fatto che una svolta radicale dello sviluppo storico solleva una moltitudine di domande nuove, e non per tutte ci sono le risposte pronte. Ma, con buona volontà e comprensione, con uno sforzo comune, queste risposte si possono e si devono trovare. Ora che l’Unione Sovietica e gli altri paesi socialisti propongono di puntare verso un mondo non nucleare, si pone l’interrogativo: l’umanità non tornerà forse in questo modo alla situazione precedente alla prima e alla seconda guerra mondiale, quando le armi nucleari non esistevano ancora, ma i conflitti militari venivano scatenati ugualmente, provocando la perdita di molte decine di milioni di vite?

Ci viene chiesto, come pensate che si possano garantire la sicurezza e il non ricorso alla forza in un mondo privo di armi nucleari?

Sì, non è una domanda oziosa. Ma noi non saremo mai d’accordo che le armi nucleari debbano essere considerate un mezzo sicuro per mantenere la pace. Siamo invece convinti che in un mondo denuclearizzato devono essere creati e funzionare potenti meccanismi politico-giuridici che regolino le relazioni internazionali. La loro creazione deve essere l’obiettivo comune di tutti gli Stati, di quelli nucleari e non nucleari, sviluppati e in via di sviluppo.

Un posto importante qui spetterà alla Organizzazione delle Nazioni Unite, di cui devono accrescersi, secondo noi, il ruolo e il significato. Nell’insieme, noi saremmo favorevoli all’avvio di un dialogo internazionale che riguardi in sostanza tutto il complesso di questioni relative al sistema globale della sicurezza in un mondo non nucleare, con un minimo sufficiente di armamenti, strutturati sulla base di esigenze meramente difensive. Se si guarda ai problemi mondiali dalla parte della gente, è davvero difficile trovare qualcosa di più attuale dell’umanizzazione della politica, Anche il disarmo nucleare è, in sostanza, una questione di umanesimo – è anzi in primo luogo una questione di questo tipo. Un tale approccio al problema richiede nuovi atteggiamenti per la soluzione degli affari internazionali.

Per secoli la politica è rimasta una specie di riserva di caccia dei potenti del mondo. Anche adesso, essa resta in gran parte una prerogativa degli Stati, dei loro dirigenti. Ma già oggi non è più soltanto questo. La tendenza dominante nelle società – uno spostamento verso la democratizzazione – fa sentire la propria voce nella realtà politica internazionale con sempre più forza e persuasività.

Il nostro tempo, a buona ragione, è divenuto quello di una complessiva crescita del ruolo dei fattori umani universali negli affari mondiali, di una dimensione umana della politica, di un ripensamento dei rapporti internazionali sotto questo angolo visuale, E ora di porre l’accento sul soddisfacimento delle esigenze morali e materiali dell’uomo, comuni nella loro sostanza specie per ciò che concerne la salvaguardia della vita stessa e dell’ambiente in cui essa si svolge: per l’Unione Sovietica, per l’Italia, per qualsiasi altro paese.

Noi crediamo che questa dominante umanistica nella politica otterrà un riconoscimento sempre maggiore. Anche in ciò consiste il «nuovo modo di pensare: attraverso questo prisma noi concepiamo la collaborazione in campo umanitario come parte inscindibile del sistema globale di sicurezza, Insieme alla collaborazione politica, economica, ecologica. Garantire la difesa dell’uomo e della sua personalità, questo è il compito. Ma va difesa anche la condizione sociale dell’uomo, il quale deve sentire che le sue libertà non sono fittizie, che la società ha veramente bisogno di lui, del suo lavoro e delle sue conoscenze, che non lo lascerà solo nei guai, gli darà alloggio, non lo lascerà morire di fame, prenderà cura dei suoi figli, gli garantirà almeno il minimo di beni.

Penso che proprio qui si possa trovare il denominatore comune fra i diversi atteggiamenti verso ì problemi dei diritti umani, verso la questione sociale e umanitaria nel suo complesso. Certo è che nessuno Stato e nessun governo sono immuni da errori. Ma è giusta anche un’altra cosa: quanto più gli Stati comunicheranno tra di loro, quanto più aperta e franca sarà questa comunicazione, quanto più profondamente il nuovo modo di pensare politico entrerà nella coscienza dei responsabili degli Stati, tanto maggiore sarà la certezza che diminuiscano errori e manchevolezze.

LA FILOSOFIA DELLA CASA COMUNE

Abbiamo avvertito, nel tuoi discorsi e nelle prese di posizione sovietiche più recenti, accenti nuovi. In materia di rapporti tra Unione Sovietica ed Europa occidentale, Inutile nascondersi che persiste in determinati circoli occidentali il timore che lo sviluppo di una distensione europea possa Introdurre un cuneo nell’alleanza occidentale e quindi produrre un Indebolimento del legami tra Europa e Stati Uniti. E c’è chi attribuisce all’Urss esattamente questi Intendimenti. Che cosa potrebbe dire a questo proposito?

Gorbaciov I rapporti con i paesi dell’Europa occidentale occupano effettivamente un posto specifico nella nostra politica estera. Penso che non sia sbagliato affermare che in Europa – pur con tutta la sua articolazione sociale e politica, nazionale e statale – si vada facendo più forte la tendenza ad un ulteriore miglioramento dei rapporti interstatali sulla direttrice Est-Ovest. Vi influiscono la crescita della comprensione della realtà del mondo contemporaneo, un alto potenziale intellettuale delle nazioni europee e, al tempo stesso, la loro esperienza storica così densa di momenti drammatici. Ciò spiega anche il fatto che la filosofia della «comune casa europea trovi consensi sempre più ampi. Noi tendiamo a incoraggiare la continuità e la progressione del processo pan-europeo.

Per quanto riguarda invece l’introduzione di cunei tra Europa occidentale e Stati Uniti, si tratta, a dir poco, di sciocchezze. Se noi puntiamo sulla collaborazione con altri Stati, non possiamo non pensare che tutti gli Stati hanno lo stesso diritto di collaborare gli uni con gli altri. I legami creatisi storicamente tra Europa occidentale e Stati Uniti, oppure, diciamo, i rapporti tra Unione Sovietica e paesi socialisti europei, rappresentano una realtà politica. Con essa non si può non fare i conti se si vuole costruire una politica realistica. Un approccio diverso potrebbe alterare l’equilibrio che si è creato in Europa.

Siamo fermamente convinti che il futuro dell’Europa poggia su una solida sicurezza, con un minimo di armamenti da ambedue le parti, su una larga collaborazione interstatale, sui contatti e gli scambi lungo tutte le sue direttrici e a tutti i livelli.

Come valuta le prospettive del rapporti economici e politici tra il Comecon e Ia Cee?

Gorbaciov lo risponderei brevemente a questa domanda. Comecon e Cee stanno cercando insieme una base per future relazioni di cooperazione e sono andati avanti in questo senso. Parallelamente all’instaurazione di rapporti tra Comecon e Cee cominceranno a stabilirsi rapporti tra l singoli paesi che ne fanno parte e ali organismi delle due comunità. L’Unione Sovietica, da parte sua, è pronta a percorrere questa strada e a stabilire rapporti con la Cee. Quando ciò avverrà, si potranno realizzare molte Iniziative interessanti.

L’OSTACOLO CAMBOGIA SULLA VIA DELLA CINA

Si sono moltiplicati negli ultimi tempi segni nuovi nel rapporto Urss-CIna. Il suo discorso di Vtadivostok, l’anno scorso, e iI suo viaggio in India hanno contenuto gli Intendimenti sovietici In favore di una normalizzazione piena del rapporti interstatali con la Cina. Il ritiro di una parte delle truppe sovietiche dalla Mongolia ha ulteriormente contribuito In modo favorevole. I cinesi Indicano, pero, come uno degli ostacoli maggiori per una completa normalizzazione del rapporti politici, l’attuale situazione In Cambogia, Qual è In sua opinione In proposito?

Gorbaciov È vero. L’Unione Sovietica agisce attivamente nella direzione che porta a una completa normalizzazione dei rapporti tra i due maggiori paesi socialisti, Unione Sovietica e Repubblica popolare cinese. Negli ultimi tempi si stanno sviluppando con dinamismo i legami commerciali ed economici, tecnico-scientifici, culturali. Si svolgono anche consultazioni politiche su alcune delle attuali questioni internazionali.

Noi attribuiamo una grande importanza al fatto che l’Urss e la Cina affrontino, con posizioni analoghe, una serie di grandi problemi internazionali. Sia noi che i dirigenti cinesi sottolineiamo che la pace è necessaria per assolvere i compiti di rinnovamento sociale. Ambedue i paesi hanno proclamato che non adopereranno mai per primi l’arma nucleare. Noi interveniamo decisamente contro il programma di guerre stellari». Una posizione simile ha assunto la Cina.

Noi ci interessiamo di tutto ciò che si fa nella Repubblica popolare cinese per riordinare e modernizzare l’economia e auguriamo di tutto cuore al grande popolo vicino, al Partito comunista cinese, di conseguire successi in questa difficile impresa. Eppure non vi è per ora una completa normalizzazione nei rapporti sovietico-cinesi. Non vorrei inoltrarmi in polemiche sui perché. Mi riferisco soltanto alla questione che avete menzionato, quella cambogiana. Non è una questione di rapporti sovietico-cinesi.

Ci sembra, tuttavia, che sia l’Unione Sovietica che la Repubblica popolare cinese debbano essere interessate ad una sua soluzione. Noi partiamo nettamente dal fatto che l’unica strada per la soluzione della questione cambogiana è quella politica. L’aspirazione appunto a questo tipo di soluzione, a nostro avviso, sta crescendo. E ciò è molto importante.

Quali prospettive ci sono per una soluzione politica della questione dell’Afghanistan che possa portare al ritiro delle truppe sovietiche da quel paese, garantendo la piena sovranità e indipendenza dell’Afghanistan?

Gorbaciov Comincio col dire che l’Afghanistan è anche ora uno Stato sovrano e indipendente. La politica di riconciliazione nazionale, condotta dall’Afghanistan fin dall’inizio di quest’anno, contiene tutte le componenti indispensabili per una soluzione politica all’interno del paese. Essa deve essere, ovviamente, accompagnata da un regolamento dei suoi aspetti esterni nel senso di assicurare la cessazione dell’ingerenza dall’esterno negli affari interni dell’Afghanistan.

Le trattative a questo proposito sono in corso, come è noto, tra Afghanistan e Pakistan tramite il rappresentante personale del Segretario generale delle Nazioni Unite. Vi è un certo progresso sia sul versante interno sia sotto il profilo esterno. Se non ci fossero determinate forze che ostacolano lo sviluppo degli eventi, se esse non effettuassero massicce forniture di armamenti moderni ai ribelli, se non frapponessero impedimenti al ritorno nel paese dei profughi, la cosa andrebbe avanti più velocemente. Pur tuttavia, ripeto, vi è un certo progresso.

I dirigenti afghani hanno dichiarato che nell’ambito del programma di pacificazione nazionale, essi accettano la collaborazione con le forze più diverse, in sostanza con la maggioranza delle forze politiche, e sono disponibili ad accordarsi sulla formazione di un governo di coalizione. La questione della composizione del governo è una prerogativa del popolo afghano e di nessun altro. Si tratta di un approccio coraggioso. Esso non manifesta la debolezza, bensì la forza della rivoluzione nazionale-democratica afghana.

L’Unione Sovietica non si ingerisce né si ingerirà nella ricerca, da parte dei compagni afghani, di partners per realizzare il programma dì riconciliazione nazionale: nel proprio paese, tra i profughi e gli emigrati all’estero, forse anche da voi in Italia. Si sente dire ogni tanto che l’Unione Sovietica accetterà soltanto quel regolamento politico del problema afghano che manterra l’Afghanistan nella propria «sfera d’influenza. E un giudizio profondamente errato, l’Unione Sovietica non ha, in generale, sfere di influenza e non tende a crearle.

Per quanto riguarda l’Afghanistan, noi appoggiamo in pieno le posizioni del movimento dei non allineati affinché questo paese rimanga indipendente, sovrano, non allineato. Qualora l’Afghanistan decidesse di diventare anche uno Stato neutrale, sarebbe pur sempre una decisione che spetta al popolo afghano. L’essenziale è andare avanti rapidamente sulla strada del regolamento della questione afghana su una base onesta ed equa.

In Medio Oriente continua ad essere un nodo pericoloso ma anche quello di cui più complesse appaiono le prospettive di soluzione. L’Urss ha ripetutamente confermato il tuo appoggio alla causa palestinese e la suà proposta di una conferenza Internazionale, con la partecipazione di tutte le parti Interessate. Potrebbe precisare le modalità che, negli Intendimenti sovietici, dovrebbero essere seguite per raggiungere questo sbocco? E quali sono le prospettive per un ristabilimento del rapporti tra Urss e Israele?

Gorbaciov Il conflitto mediorientale si è incancrenito ed è assai esplosivo. La sua ricomposizione rappresenta uno dei maggiori compiti internazionali. Negli ultimi mesi è venuta acquistando un consenso sempre più largo l’idea di una conferenza internazionale sul Medio Oriente cui dovrebbero partecipare tutte le parti interessate, Insieme ai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu La conferenza internazionale costituisce un contenitore universale e flessibile. Nel suo ambito si possono svolgere sia trattative bilaterali che trilaterali o multilaterali. Sono opportuni tutti i tipi di contatti, di relazioni tra i suoi partecipanti.

Per quel che riguarda la sostanza, la base di principio di un regolamento politico del conflitto mediorientale, la questione centrale è il rispetto delta giustizia le truppe israeliane vanno ritirate dai territori che sono occupati dal giugno del 1967, devono essere riconosciuti i legittimi diritti del popolo arabo palestinese all’autodeterminazione. incluso il diritto di creare un proprio Stato a tutti gli Stati del Medio Oriente – ivi incluso, ben s’intenda, Israele – deve essere garantita efficacemente la possibilità di vivere in condizioni di pace, all’interno di confini sicuri e riconosciuti.

Ultimamente si sono verificati eventi importanti che riguardano direttamente l’evolversi delle questioni mediorientali Voi ponete I interrogativo sui rapporti sovietico-ìsraeliani. Per quel che concerne le relazioni diplomatiche, ho già avuto, modo di illustrare la nostra posizione in uno dei miei recenti interventi. Questi rapporti possono essere ristabiliti se si registrerà un reale progresso nella ricomposizione mediorientale. Non abbiamo ragioni per assumere nei confronti di Israele un atteggiamento diverso da quello verso qualsiasi altro paese, tranne che per un punto la politica aggressiva di Israele nei riguardi degli arabi.

Avvertiamo tutti la necessita e l’urgenza dì un nuovo ordine economico Internazionale. Emerge, In questo quadro la questione del debito del paesi in via di sviluppo. Su di essa sono state avanzate numerose proposte. Quel e la posizione dell’Urss? E a cosa è dovuto il nuovo Interessamento dell’Unione Sovietica nel confronti dell’Accordo generale su tariffe e commercio, il Gatt?

Gorbaciov L’instaurazione di un nuovo ordine economico mondiale, la garanzia della sicurezza economica internazionale, la ricerca di vie realistiche per il regolamento della questione dei debiti sono problemi che ci riguardano da vicino. Tutti gli sforzi per costruire una pace più solida e sicura possono risultare scarsamente efficaci se, contemporaneamente, non saranno affrontati su una base giusta i problemi economici internazionali.

I paesi dell’Occidente capitalistico sembra comincino a riconoscere il carattere minaccioso di questi problemi, comprese le limitazioni artificiali del commercio internazionale, l’indebitamento, lo scambio ineguale, eccetera Però vorrebbero risolverli con i vecchi metodi del neocolonialismo. Si può affermare che questo porta soltanto a nuovi vicoli ciechi, a nuove complicazioni, all’aggravamento delle sofferenze di milioni di uomini in Asia, in Africa, in America Latina, con tutte le conseguenze politiche che ne derivano.

I problemi economici mondiali, proprio perché tali, devono essere affrontati da tutto il mondo, cioè sulla base di una internazionalizzazione delle soluzioni. Tutti gli altri metodi non sono che palliativi. È ora di comprenderlo, altrimenti, come si diceva nella Roma antica, l’incendio mal spento può divampare con forza maggiore.

L’Unione Sovietica è disposta a collaborare con tutti i paesi per la soluzione di questi acuti problemi del mondo contemporaneo.

Del Gatt dirò molto brevemente è uno di quei meccanismi internazionali che possono e, come crediamo, devono essere impiegati per unire gli sforzi di tutti i paesi nella causa del risanamento delle relazioni economiche internazionali. Da qui scaturisce il nostro interesse per il Gatt e per le trattative commerciali multilaterali che sono in corso nel suo ambito.

L’ESALTAZIONE DEL FATTORE UMANO

Passiamo alle questioni sovietiche. Lei ha sostenuto, al 27* Congresso del Pcus, la necessità di una «radicale riforma», di «cambiamenti rivoluzionari» In campo economico e sociale per realizzare, In tempi relativamente brevi, Il passaggio ad una fase nuova, di sviluppo economico Intensivo». Nell’anno trascorso da allora sono state emanate nuove leggi e risoluzioni che modificano la gestione economica delle imprese, del ministeri. SI è riorganizzato il commercio estero, è stata approvata la legge sull’attività lavorativa individuale, è stato avanzato il progetto di legge sull’impresa statale. Ma il meccanismo economico della perestrojka» resta ancora da definire nel suoi aspetti essenziali, tante vero che se ne occuperà il prossimo Plenum del Comitato centrale del Pcus. Su quali linee?

Gorbaciov Prima di tutto devo dire che il partito ha porto il compito del passaggio ad una nuova qualità della crescita delta società socialista. Al centro di questo obiettivo sta I’uomo la sua iniziativa, la sua disponibilità a procedere nella costru ztone del socialismo ad essere il vero padrone del proprio paese. L’esaltazione del fattore umano e strettamente legata ali ulteriore democratizzazione di tutti gli aspetti della vita della società. Senza democrazia non c’è iniziativa senza democrazia non c’è partecipazione diretta alla gestione della produzione, senza democrazia non e è giustizia sociale, senza democrazia non c’è compartecipazione di ognuno ai problemi dell’intera società.

Per quello che riguarda le trasformazioni dell’economia nazionale, noi stiamo passando da metodi di gestione essenzialmente amministrativi a metodi prevalentemente economici, al completo calcolo economico. Nella pianificazione statale e nella politica finanziaria si pone il compito di assicurare uno sviluppo armonico delle imprese e organizzazioni statali, delle cooperative, dell’attività lavorativa individuale.

Si dovranno rimuovere gli ostacoli ingiustificati nell’ambito dei rapporti merce-denaro e portare le imprese all’autofinanziamento. Si sta sostanzialmente riorganizzando la politica delle retribuzioni. ll salano viene messo in relazione diretta con i risultati del lavoro. Si assicura l’autonomia e la responsabilità economica delle imprese. Viene costruita una nuova base per attivare i rapporti economico-commerciali con i partners stranieri, il che, in particolare, potrebbe essere reciprocamente vantaggioso sia per le imprese sovietiche che per quelle italiane. I nostri sforzi principali sono diretti alla formazione di un meccanismo di accelerazione dello sviluppo economico sulla base dì principi e di vantaggi del socialismo che in precedenza abbiamo utilizzato male.

IL RINNOVAMENTO HA RADICI PROFONDE

Dopo il Plenum di gennaio non sussistono più dubbi che il passaggio verso riforme radicali sia molto difficile e contrastato. In particolare al Plenum del giugno 1986 lei insistette molto sulle resistenze ad una azione di rinnovamento che si stavano manifestando su tutto l’arco delle trasformazioni annunciate: economiche, sociali, culturali, Ideologiche, etiche. Da allora queste resistenze sembrano essersi acuite, anche se lei ha affermato – nel discorso al 20° Congresso del Komsomol – che II tono viene dato dal sostenitori della perestrojka. In quell’occasione lei ba detto che non esistono «avversari politici della perestroika e che le difficoltà di questa tappa «riguardano tutti noi, figli del nostro tempo». L’analisi di queste resistenze potrebbe portare a un Interessante profilo della moderna società sovietica. Come lei vede questo problema? In quale forma al manifestano queste resistenze? Vi sono settori sociali In cui esse sono più marcate?

Gorbaciov Sarebbe quanto meno poco realistico credere che una svolta rivoluzionaria di così grande portata, che investe gli interessi di milioni e milioni di uomini, di tutta la società proceda senza difficoltà. Voglio sottolineare che la perestrojka è un processo lungo e difficile. Le nuove esigenze di fronte al lavoro di fronte agli uomini, di fronte ai doveri impliciti in una svolta così radicale, alcuni le affrontano più rapidamente altri più lentamente.

Che cosa intendiamo quando parliamo della resistenza alla perestrojka? Si tratta di vecchi atteggiamenti, dell’inerzia di vecchie abitudini, della paura del nuovo e dell’assunzione di concrete responsabilità. Ci fa da ostacolo anche l’accumularsi di retaggi burocratici. Ma una cosa è indubbia la perestrojka ha messo radici profonde. Nel processo sono coinvolti tutti gli strati della popolazione. Esso investe di fatto gli interessi di ogni cittadino. Nelle conversazioni, nelle lettere, negli interventi, la gente parla e serve del suo appoggio, e richiede una cosa sola di non fermarsi, di continuare la perestrojka e portare a termine senza esitazioni quanto si è cominciato a fare.

Altra via non c’è – è un’espressione sua. Vuol dire che lei ritiene «obbligate certe soluzioni, alcune delle quali tutt’altro che Indolori e destinate probabilmente ad aprire contrasti profondi nella società sovietica. Nello stesso tempo lei ha denunciato più volte il fatto che le decisioni necessarie, già da tempo Individuate, «non furono prese a tempo dovuto. Vorremmo chiederle: come ha potuto determinarsi questa situazione? Si e trattato soltanto di errori soggettivi, oppure lei ritiene che essi si siano cumulati con veri e propri difetti di funzionamento del meccanismi e delle strutture di direzione, di decisione, di gestione?

Gorbaciov A questo quesito ha già dato risposta la sessione plenaria del Comitato centrale del Pcus di gennaio Dirò dell’essenziale, il popolo sovietico, seguendo la via dell’Ottobre ha realizzato trasformazioni senza precedenti in campo politico, economico, sociale e spirituale. Credo non sia necessario dire al lettore italiano che cosa rappresenti oggi I’Unione Sovietica e quale sia il suo ruolo sull’arena internazionale.

Le radici delle difficoltà in cui ci siamo imbattuti negli ultimi anni stanno non nella natura delI’ordinamento socialista ma nell’impiego insufficiente delle sue potenzialità, non nella democrazia socialista come tale, ma nei difetti del suo funzionamento. Le ragioni per cui il socialismo da noi non ha potuto manifestare tutte le sue possibilità, svelare tutta la ricchezza del suo contenuto, vanno cercate non soltanto in difetti soggettivi ma anche nella situazione storica in cui ci siamo trovati.

Troppo complesse perfino crudeli furono le condizioni oggettive in cui dovemmo per primi, costruire una società socialista. L’intervento straniero, la guerra civile, il blocco economico, il «cordone sanitario», le provocazioni militari e la continua pressione dell’imperalismo e, infine, lo scontro acerrimo con il nazismo, che richiese sforzi e sacrifici immensi al popolo sovietico. Fu poi la volta della ricostruzione delle zone più sviluppate del paese, devastate dalla guerra e, per giunta, nelle condizioni della guerra fredda impostaci dall’Occidente. Ecco la situazione concreta in cui il popolo sovietico visse e combattè costruendo e sviluppando il socialismo. I nostri odierni piani per la ristrutturazione radicale di tutte le sfere della vita della società sovietica non sono il frutto di futili elucubrazioni inventate a tavolino. Essi sono l’espressione delle esigenze, oggettivamente maturate, di grandi cambiamenti. Passo dopo passo stiamo portando alta sua potenza massima il «motore» dell’autopropulsione del socialismo, stiamo cercando di realizzare più compiutamente il suo potenziale creativo.

Ampio spazio – e ripetutamente – e stato dedicato nei suoi discorsi, al tema della «democratizzazione della società sovietica». Eppure, quando II dibattito su questo tema è appena cominciato, ecco che c’è chi solleva riserve, avanza dubbi, quasi che troppa democrazia possa costituire un pericolo per rassetto sociale. Lei stesso ha detto che non considera questa disputa come negativa in quanto «vi e In essa una qualche preoccupazione per la stabilità della società. In che senno la democratizzazione può provocare rischi per la stabilità?

Gorbaciov Siamo profondamente convinti che una vera democratizzazione non possa in nessun modo nuocere al socialismo. Intanto perché il socialismo, per la sua stessa natura, è democrazia, potere del popolo. II pericolo per la costruzione del socialismo sorge quando prende iI sopravvento la sfiducia burocratica nella ragione e nella coscienza politica del popolo.

II Comitato centrale del Partito si è pronunciato, in merito, con tutta precisione. La discussione di questi problemi nelle organizzazioni di partito e nei collettivi di lavoro ha mostrato che Io sviluppo delta democratizzazione viene accettato dalle più larghe masse. Le divergenze sostanziali riguardano piuttosto entità, profondità, ritmi del processo. Considero ciò del tutto naturale. Proprio questo – e non all’ultimo posto per importanza – è tratto caratteristico di un processo democratico.

Le nostre attuali dispute sono dispute fra persone che hanno le stesse idee, che hanno a cuore il successo delle trasformazioni avviate. Noi siamo sinceramente preoccupati di far sì che la democratizzazione della società riesca a prendere vigore, e ci rendiamo perfettamente conto che la democrazia non ha mente a che fare con la permissività e l’anarchia. Esattamente come la ragionevole accortezza non ha niente in comune con l’eccesso di cautela.

Farei notare, per inciso la stampa borghese tratta in modo distorto il processo della democratizzazione in corso nel nostro paese. Probabilmente c’è chi desidera convincere ì propri lettori e ascoltatori che nell’Unione Sovietica finalmente si sarebbero decisi ad avvicinarsi alla democrazia che c’è in Occidente.

Le cose, direi, stanno completamente al contrario. Stiamo sviluppando la sostanza originaria dei principi leninisti della democrazia socialista sovietica, partendo dal potenziale politico e culturale della società e del popolo sovietico che abbiamo accumulato. La democrazia socialista è insieme il nostro obiettivo, la condizione, lo strumento potente della perestrojka.

RICOMINCIAMO DALLA RIVOLUZIONE

Democratizzazione può voler dire cose molto diverse. Ad esempio: correzioni alla pratica elettorale, sviluppo del poteri del soviet, estensione del diritti del collettivi di lavoro fino a forme spinte di autogestione come quella prevista nella nuova legge sull’Impresa statale. Può significare anche nuove garanzie giuridiche che proteggano il singolo cittadino dalla prepotenza degli apparati (statale e di partito) e conferiscano diritti che finora non sono praticabili nella società sovietica. C’è evidentemente chi ritiene che II popolo sovietico non possa ricevere una dose «troppo forte di democrazia. Lei si è espresso In modo opposto. Come pensa si debba affrontare l’esigenza di profonde Innovazioni, in questo campo, che consentano la piena valorizzazione del fattore umano? Non ritiene necessaria alla stessa perestrojka una vasta riforma Istituzionale? Infine non ritiene che la contrapposizione tra «diritti sociali (al lavoro, alla casa, all’Istruzione, all’assistenza, eccetera) e «diritti Individuali (alla libera espressione e diffusione del pensiero, all’organizzazione politica, all’entrata e uscita dal paese, eccetera) sia ormai superabile non solo nella polemica con l’Occidente ma anche nella pratica sociale e giuridica dell’Urss di oggi?

Gorbaciov Nella vostra domanda c’è un interpretazione di alcuni problemi con cui non concordo in particolare con il fatto che nel processo della democratizzazione noi cominceremmo quasi da zero. Non è certamente vero. Già la stessa Rivoluzione d’ottobre ha aperto uno spazio nuovo ali affermazione dei diritti e della liberta della persona dell’uguaglianza e della giustizia. Forse che il popolo avrebbe potuto realizzare, senza la propria volontà trasformazioni rivoluzionane radicali difendere la propria in dipendenza nella lotta contro il fascismo ricostruire un paese devastato senza elevarsi fino all’atezza attuale del progresso sociale e culturale?

Sì nella nostra storia ci sono state difficoltà, errori che hanno ostacolato lo sviluppo della democrazia socialista, violazioni della legalità socialista e delle norme democratiche. Sono realtà del nostro percorso storico. Le valutiamo come tali. La perestrojka abbraccia tutte le sfere della vita. La portiamo avanti sia servendoci delle conquiste nello sviluppo sociale, sia traendo lezioni dal passato. La perestrojka significa approfondimento della democrazia socialista e sviluppo dell’autogestione del popolo. Si tratta non di rompere il nostro sistema socialista, ma di utilizzarne più compiutamente e con maggiore efficienza le potenzialità.

È la volta di nuovi passi importanti. Vengono ora preparati anche atti legislativi diretti a conferire al processo della democratizzazione più stabilita e irreversibilità. L’obiettivo è uno consolidare con maggior coerenza il potere del popolo lavoratore, garantirgli piena libertà creativa, estendere tutto il sistema delle garanzie dei diritti politici e civili e delle libertà del cittadino sovietico. Qui – si capisce – i mezzi per assicurare e difendere questi diritti e queste libertà sono le nostre leggi sovietiche e vaste garanzie sociali ed economiche. Ciò corrisponde pienamente agli accordi internazionali sui diritti dell’uomo Lo sviluppo della personalità.

Parlando al recente congresso del Komsomol, lei ha dichiarato che non ci può essere socialismo senza democrazia. Non le sembra che esista una certa analogia fra questa sua affermazione e il giudizio espresso a suo tempo da Enrico Berlinguer sulla democrazia come «valore universale?

Gorbaciov È del tutto naturale che gli uomini politici che hanno legato la loro vita e la loro attività alla lotta per gli ideali comunisti abbiano riflettuto molto sul ruolo e sul significato della democrazia in generale e nel corso delle trasformazioni socialiste in particolare, e abbiano affrontato questi temi inevitabilmente da lati diversi, tenendo conto del luogo e del tempo, del contesto politico concreto II loro approccio dì principio è univoco. Risale a Lenin, il quale sottolineò «Non c’è .altra via verso II socialismo se non attraverso la democrazia, attraverso la libertà politica (Opere complete, volume 12, pagina 44).

A questo aggiungo non c’è altra via verso il perfezionamento e il rinnovamento dall’interno del socialismo da noi costruito se non attraverso l’approfondimento della democrazia. La democrazia è un valore in sé perché attraverso essa – accanto aita creazione dei presupposti materiali – passa la via alla creazione delle condizioni per lo sviluppo multiforme di ogni personalità, della sua responsabilità e attivismo civile.

Insieme a ciò la democrazia è reale quando poggia sulla solida base della proprietà sociale e dell’assenza dello sfruttamento, quando assicura la mobilitazione di tutte le forze intellettuali e morali della società al fine di trasformarla, di dare al socialismo le forme più moderne. Per questo la democratizzazione in ogni settore si presenta come l’arma principale e come garanzia di tutta la perestrojka.

L’Ufficio politico del Pcus ha definitivamente cancellato il progetto di deviazione di una parte del flusso del fiumi siberiani e ha deciso di Indire un concorso aperto per Il monumento alla vittoria sul nazifascismo In costruzione a Mosca. In entrambi I casi lo ha fatto sottolineando esplicitamente Il ruolo svolto dalla «pubblica opinione per giungere ad un tale risultato. Sono accenni Interessanti ed Importanti. Quali passi ritiene necessari e possibili, In questa fase, In primo luogo nel campo delI’informazione, per consentire all’opinione pubblica di poter giudicare e Intervenire direttamente negli avvenimenti e nelle scelte più Importanti?

Gorbaciov Siamo convinti che la nostra società socialista, che si è incamminata decisamente sulla via della perestrojka e del rinnovamento democratico sia in sommo grado interessata a che ciascuno – operaio, colcosiano, scienziato o esponente dell’intellighenzia artistica – possa dare un contributo indipendente, individuale e originale sia alla discussione dei progetti e delle decisioni sia allo sforzo per attuarli. Nel fare ciò un ruolo enorme hanno e avranno i mezzi di comunicazione di massa.

Essi non sono, s’intende, l’unico canale di espressione detta volontà del popolo. Ma sono la tribuna più rappresentativa e di massa della trasparenza. Il partito è interessato a che la voce civile risuoni da questa tribuna senza alcuna «interferenza», che essa non solo informi sulle discussioni in atto nel paese – per le quali non debbono esserci zone d’ombra – ma che sia anche garante del controllo democratico sulla correttezza delle decisioni sulla loro rispondenza all’interesse e ai bisogni delle masse e, successivamente, sull’attuazione di queste decisioni.

Il Comitato centrale esige che i dirigenti a tutti i livelli diano risposte tempestive e di mento alle domande della stampa alla critica espressa nei loro confronti. Attualmente è in fase di preparazione la legge sulla stampa, la cui approvazione rafforzerà ancora di più lo status giuridico dei mezzi di comunicazione di massa. E chiaro che l’efficacia dell’opinione pubblica dipende molto da quanto essa è competente dal fatto cioè se possiede o no informazioni attendibili.

Siamo sicuri che una società che lotta coscientemente e con impegno per la propria salute fisica e morale non ha bisogno di nascondere i propri mali, ciò ne renderebbe più difficile la guarigione. Nell’ampliamento della trasparenza il Pcus vede un mezzo potente per accrescere la partecipazione dell’opinione pubblica nell’interesse del rinnovamento economico sociale e spirituale del paese.

L’intellighenzja sovietica, pur con evidenti strutture, è stata pronta a mobilitarsi a sostegno del rinnovamento. I congressi del cineasti, degli scrittori, del giornalisti hanno mostrato grande vivacità e volontà di lotta. Tuttavia restano non pochi problemi, ci pare, nel campo delle libertà espressive e del rapporto tra funzione dirigente del partito e creatività della cultura e dell’arte. Come valuta questo complesso di questioni?

Gorbaciov Sono al corrente delle discussioni svoltesi nelle nostre unioni artistico culturali, e devo dire che non vi ho visto un tentativo di contrapporre l’intellighenzja al partito. Al contrario, gli artisti, come tutta I’intellighenzja hanno dato un appoggio attivo alla linea del partito sulla perestrojka, sulla democratizzazione. Le aspirazioni dell’intellighenzja e gli obiettivi dello sviluppo della società sovietica coincidono. L’artista e il partito camminano verso lo stesso fine, quello del rinnovamento della società in base ai principi socialisti.

Tra gli scrittori, pittori compositori, negli ambienti teatrali, fra i cineasti, sono in atto discussioni infuocate, a volte aspre. La gente, ivi compresa l’intellighenzija, deve abituarsi a vivere e a lavorare nelle condizioni della democrazia in sviluppo. E i problemi gli scontri tra diversi punti di vista devono essere risolti nel corso del processo democratico dagli stessi interessati, tra i quali i comunisti sono tenuti ad occupare un posto degno del loro nome.

La perestrojka ha rivelato, nella nostra inteilighenzja, un potenziale enorme di fede nel socialismo, la disponibilità a battersi per le sue idee e per i suoi valori, ad ampliarli con la propria opera. Sentiamo l’appoggio reale alla linea del partito sulla perestrojka. Per questo non abbiamo alcun dubbio che I intellighenzja sovietica si farà carico di quanto le compete nella perestrojka del paese.

La Costituzione del 1977 assegna al partito il ruolo di guida della società. Tuttavia lei ha detto al Plenum di gennaio che «le forme di organizzazione della società, costruite in pratica, sono state in certo qual modo assolutizzate. Ancor più questi concetti sono stati nel fatti identificati con i tratti fondamentali del socialismo, considerati immutabili e presentati come del dogmi che non lasciavano spazio alcuno ad una ricerca scientifica obiettiva. Ci pare una affermazione assai significativa, essa riguarda anche la concezione del partito?

Gorbaciov Il partito svolge una riflessione sui processi in corso da posizioni marxiste leniniste elabora la strategia e la tattica conduce il lavoro organizzativo e ideologico. La perestrojka e cominciata per iniziativa del partito e procede sotto la sua direzione e questa e una premessa importantissima del suo successo e della sua rispondenza alle aspirazioni dei lavoratori, agli interessi del socialismo.

Abbiamo tenuto conto delle lezioni del passato. E non solo nel nostro paese. Sappiamo che il partito non può contare sull’automatismo per affermare il proprio ruolo dirigente. Ciò porterebbe a gravi conseguenze.

Se il partito recepisse con ritardo i processi obiettivi della società se non cogliesse in tempo i problemi maturati, se indugiasse nella loro soluzione, diventerebbero inevitabili le difficoltà nello sviluppo sia del partito che del paese. Ecco perché proprio il partito deve svilupparsi continuamente, essere sempre in fase di ricerca, rinnovare le forme e i metodi della propria attività. Ecco perché il partito ha avviato la perestrojka partendo da se stesso. E qui assume un significato particolare lo sviluppo, con ogni mezzo della democrazia interna al partito, la realizzazione, a tutti i livelli della direzione collettiva dei principi leninisti della selezione e della collocazione dei quadri. Si estendono le competenze delle organizzazioni di base del partito. Cresce la responsabilità personale di ogni comunista per il lavoro affidatogli. E non solo per il lavoro. Il risanamento della società e l’immagine pulita onesta di ogni iscritto al partito sono indivisibili.

LA VALUTAZIONE SPETTA AI CECOSLOVACCHI

Lei è stato di recente In Cecoslovacchia ed ha fatto un accenno agli avvenimenti del 1968. Vuole esporci la sua opinione su questa questione?

Gorbaciov La valutazione degli avvenimenti del 1968 in Cecoslovacchia spetta prima di tutto agli stessi compagni cecoslovacchi. Da allora, i dirigenti dei Pcc con a capo il compagno Gustav Husak, hanno svolto un grande lavoro. La Cecoslovacchia è andata notevolmente avanti in molte direzioni. Ho potuto rendermene corto personalmente durante la mia recente visita. Abbiamo visto che i compagni cecoslovacchi, sulla base delle loro condizioni, cercano anche essi le vie per perfezionare il socialismo. Hanno i loro problemi e li risolvono.

Siamo ormai a un anno dalla tragedia di Cernobyl. Quali riflessioni avete fatto, In Urss, e a quali conclusioni siete giunti, In materia di politica energetica, per I problemi dell’informazione, per una politica Internazionale che possa garantire il massimo di sicurezza?

Gorbaciov Ciò che abbiamo vissuto e stato per noi un serio insegnamento. Ci siamo resi conto, una volta in più, che nelle condizioni della rivoluzione tecnico-scientifica le questioni di affidabilità degli impianti e della loro sicurezza le questioni della disciplina, dell’ordine e dell’organizzazione nell’esercizio di apparecchiature complesse assumono un significato primario.

Gli avvenimenti di Cemobyl hanno posto drammaticamente all’ordine del giorno il problema delle norme di garanzia della sicurezza internazionale in materia di energia nucleare. Abbiamo preso l’iniziativa di promuovere una sezione speciale della Conferenza generale dell’Aiea a Vienna. Si sta formando un meccanismo internazionale che consente di risolvere le questioni essenziali di sicurezza nel campo dell’energia nucleare. Oggi è assolutamente necessaria in questo senso una intensa cooperazione internazionale, alla quale noi siamo pronti. Vorrei fare un’altra considerazione.

Non solo Cemobyl ci ha insegnato molto, ma continua a insegnarci, ci induce a pensare, analizzare, confrontare. Essa stimola attivamente lo sviluppo del nuovo modo di pensare, di una nuova concezione del mondo che prende le mosse dai problemi globali del mondo contemporaneo.

Le lezioni di Cernobyl sono importanti per tutta l’umanità, occorre non dimenticarlo perché riguardano noi tutti. Sono state proprio esse a delineare ancora più nettamente la responsabilità di tutti gli Stati per la prevenzione della guerra nucleare Incontri tra comunisti senza pregiudizi.

Come si possono concepire, oggi, le relazioni fra le forze progressiste di tutto il mondo, superando vecchie Impostazioni e forme di collegamento? Come può esprimersi, oggi, l’internazionalismo?

Gorbaciov I rapporti tra le forze progressiste hanno forme variegate. Il concetto stesso di «progresso» viene riempito spesso, da queste forze di diversi contenuti ideologici e politici. Al tempo stesso vediamo ampliarsi sotto i nostri occhi la loro interazione ormai si può dire su scala planetaria. Sono convinto che la solidarietà e la collaborazione sono più che mai indispensabili poiché sempre più i problemi assumono caratteri universali e richiedono approcci di carattere internazionale. A proposito dei partiti comunisti bisogna dire che ognuno di loro è cresciuto sul terreno nazionale. Ma, nell’esprimere gli interessi fondamentali della classe operaia e dei lavoratori dei rispettivi paesi, essi hanno tutti un obiettivo comune la pace e il socialismo. E la cosa essenziale che li unisce.

Tuttavia l’internazionalismo è sempre concreto. La sua efficacia viene determinata dalla collaborazione pratica. Per questo, nelle condizioni odierne, non c’è assolutamente bisogno – anzi è controindicato – di un qualsivoglia meccanismo speciale e, tanto meno, di un «centro» lo sono all’oscuro di progetti o proposte di qualche partito per una sua rinascita.

Non solo la definizione della politica e delle forme di attività spetta interamente ad ogni singolo partito ma la stessa collaborazione è possibile esclusivamente sulla base di buona volontà e di parità di diritti. Io, per dirla francamente, non comprendo la circospezione che esiste in qualche parte del nostro movimento verso proposte di inconti multilaterali dei comunisti nel mondo. E questo per giunta nel momento in cui altre forze politiche, perfino quelle per nulla progressiste, svolgono attivamente i loro incontri internazionali.

A nostro avviso, bisogna affrontare questa questione senza pregiudizi lasciar cadere i timori e gli stereotipi invecchiati, guardare alla nuova situazione con occhio nuovo. Se invece parliamo dei rapporti fra tutti le forze progressiste del mondo contemporaneo allora, secondo la nostra convinzione la base il fulcro, il perno delle loro reciproche relazioni deve essere il problema di scongiurare la guerra nucleare.

A questo problema bisognerebbe, secondo noi, subordinare tutti gli altri. Negli ultimi due anni ho avuto molti contatti ad esempio, con esponenti dei partiti socialisti e socialdemocratici dall’Europa occidentale al Giappone.

Nel corso di questi contatti nessuno ha perduto la propria immagine anzi, mi sembra si è riusciti a trovare linguaggi comuni su una sene di questioni-chiave. Molto stretti sono i nostri legami con numerosi partiti democratico-rivoluzionari e con i movimenti di liberazione nazionale. Abbiamo stabilito contatti con i «verdi» in alcuni paesi. Sono buoni i rapporti con autorevoli forze politiche come, ad esempio, il Congresso nazionale indiano.

Le nostre organizzazioni sociali si incontrano sistematicamente con gli esponenti di decine dei più svariati movimenti pacifisti ed altri ancora. Il dialogo è l’imperativo dell’epoca, è l’espressione dell’interdipendenza del mondo. Il mondo odierno è davvero complesso contradditorio, variopinto per cosi dire, multicolore. E non può essere dipinto con due soli colon nero e bianco oppure rosso e bianco.

Noi ne siamo convinti bisogna guardare il mondo con occhi aperti, senza preconcetti cercare tutto quello che ravvicina le force ai partiti progressisti, senza mascherare – si capisce – divergenze o contraddizioni. Occorre rispettare, non a parole ma nei fatti il diritto degli altri alla autonomia, ad un proprio punto di vista, alla ricerca di vie originali verso la verità, come anche il proprio diritto di fare altrettanto.

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